Recensione che strano chiamarsi federico
Recensione a cura di kowalsky (voto: 5,0)
C'è un momento davvero magico, nel film di Scola, quando tre dei più grandi attori scomparsi del nostro cinema partecipano ai provini del famigerato "Casanova", offrendo ciascuno la propria versione sulla figura del nobile veneziano. Ora vaga, goffa, eccessiva, teatrale, confusa o semplicemente utopica.
Ugo Tognazzi dichiara già la sua sconfitta per le differenze d'altezza con il "vero" Casanova, Alberto Sordi punta sull'effetto grottesco da grande schermo - citando a modo suo il "suo" Nerone e magari pensando al futuro Marchese Del Grillo - e Vittorio Gassman, istrionico più che mai, libera la sua maschera ammettendo che forse il personaggio è troppo accomodante e "romantico" per lui. La libertà di scelta, ovviamente, a Federico Fellini che scelse per il suddetto ruolo un'inquietante, ambiguo Donald Sutherland.
E' come assistere alla tardiva celebrazione (riesumazione?) di tre grandi artisti scomparsi, con l'aggiunta obbligatoria di un grande cineasta. Non è come credere di vedere la morte di un certo cinema Italiano?
A ricordare la figura di Fellini è facile cadere nella trappola agiografica di un Cinema che ha trionfato nel sogno ed altro ancora (Micheal Gondry, David Lynch? Che ne avrebbe pensato il regista italiano?), di personaggi-caricatura che fanno perno a un immaginario che soddisfa il ludismo della finzione scenica cinematografica. E proprio per questa sua caratteristica è evidente che la mise in scena, contrariamente a quanto dicono in giro, sia proprio tutto ciò che ci si aspetta e, aggiungiamo, più di quanto siamo disposti a sopportare.
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