Recensione l'intrepido
Recensione a cura di kowalsky (voto: 5,0)
"E' UN INNO ALLA DIGNITA' DELL'UOMO, LA STORIA DI UN PERSONAGGIO CANDIDO CHE FA UN MESTIERE CHE E' LA QUINTESSENZA DEL PRECARIATO ODIERNO"
Gianni Amelio crede nelle sue storie. E' un regista che fa del rigore formale la sua arma vincente. E colpisce spesso nel segno, grazie a un lirismo che accentua le emozioni senza svilire quasi mai forma e contenuto. Nessuno gli chiederà ogni volta di "colpire al cuore" (nonostante il suo penultimo film, ricco di immagini memorabili, sia passato del tutto inosservato) ma almeno di preservare la Poesia in qualcosa di diverso da una scontata miniatura. Strano, da un cinema che fa della contemporaneità il suo ingrediente principale (la crisi economica europea e soprattutto Italiana) il risultato del suo promettente "L'intrepido" è piuttosto anacronistico, tanto da costringerci a confutare i modelli alti del passato, da Visconti al De Sica-Zavattini di "Miracolo a Milano", da Chaplin a Luigi Zampa (ricordate "Anni facili"?).
Ed è come se noi stessi, sopraffatti da una crisi economica che perdura da anni, ci trovassimo in difficoltà a doverci identificare con il Totò di "Miracolo a Milano", o il pensionato di "Umberto D". Figuriamoci con la figura sorprendente e riconoscibile di Charlot o la comicità imbelle di Buster Keaton!
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