venerdì 28 maggio 2004

Recensione SOTTO IL SOLE DELLA TOSCANA

Recensione sotto il sole della toscana




Regia di Audrey Wells con Diane Lane, Raoul Bova, Sandra Oh, Lindsay Duncan, Vincent Riotta, Roberto Nobile, Claudia Gerini, Valentine Pelka

Recensione a cura di peucezia

Il titolo potrebbe evocare atmosfere intimiste alla Bertolucci che hanno reso protagonista uno scorcio di Toscana nel suo celebre "Io ballo da sola" ma sin dalle prime sequenze il film smentisce la prima benevola impressione nei suoi confronti.

La protagonista assoluta del film in scena praticamente dalla prima all'ultima sequenza è una scrittrice trentacinquenne, Frances (il film è tratto tra l'altro dal romanzo omonimo di Frances Meyers). All'inizio appare bella, famosa e realizzata affiancata dall'amica di origine asiatica e gay (siamo a San Francisco) Patti, poi a causa improvviso divorzio, ha un crollo psicologico che rischia di annientarla. A questo punto Patti e la sua compagna (a che servono gli amici? Gli americani, anzi le americane sono molto solidali tra loro) regalano alla depressa Frances un viaggio in Toscana...
Già dall'arrivo in Italia sembra di essere tornati indietro all'epoca dei film della Hollywood sul Tevere, la Toscana è piena di suore, preti con la tonaca, ragazze in shorts anni 70 (a proposito in che anno siamo? C'è ancora la lira! O gli americani ignorano dell'adozione dell'euro?), caprette e pastorelli, i passanti sono a occhio nudo dei figuranti istruiti alla bisogna e la bella americana è subito circuita da un nugolo di bellimbusti accecati dalla straniera di turno.
Ma il tripudio dei luoghi comuni e degli stereotipi è ancora agli inizi. Gli inglesi che intendono acquistare la villa di "Bramasole" sono spocchiosi e non suscitano la simpatia dell'anziana proprietaria, i fenomeni atmosferici in Toscana sono sempre molto esagerati e anche chi dovrebbe lavorare seriamente (l'agente immobiliare interpretato da un ingessato Vincent Riotta o la direttrice della banca- "comparsata" o cameo per bontà dei suoi estimatori- di Claudia Gerini) lo fanno con lassismo, perché gli italiani amano godersi la vita come dice la sosia di Anita Ekberg, assurda caricatura di una dolce vita ormai putrefatta.
Fellini è citato anche in un paio di immagini femminili che vorrebbero richiamare la Gradisca di "Amarcord" ma che in realtà cadono nel patetico.

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