Recensione the iceman
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Recensione a cura di kowalsky (voto: 8,0)
"Guardo e vivo con me stesso ogni giorno"
Charles Manson
L'attrazione morbosa della gente comune per gli assassini efferati deriva molto probabilmente dall'Iconoclastia di certi efferati delitti. E' una forma distruttiva e al tempo stesso onnipotente di rimozione umana, che assume i connotati di una disperazione impossibile, o del degrado inviolabile della pietà. Non è forse meno ardita del traguardo di un campione olimpionico, o meglio ancora di un appassionato di sport estremi, per quanto votata al nichilismo assoluto della devianza psichica, o del disprezzo artificiale verso ogni forma di vita. Sul trionfo della follia rispetto alla ragione fior di letterati e musicisti hanno sprecato fiumi d'inchiostro e di note, a condividere con la loro personale forma d'Arte quella Paura ancestrale alla quale l'uomo fa riferimento, quella che nega l'esorcizzazione e anzi si espande alla ricerca perpetua del male. L'hanno cantato gli Slayer, Nick Cave con le sue Murder Ballads, Ozzy Osbourne, Diamanda Galas, i Talking Heads e molti altri. La truculenza iconografica del dark o del black metal nordico ha aggiunto nuove inquietudini in questo senso.
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