venerdì 7 dicembre 2012

Recensione LES AMANTS REGULIERS

Recensione les amants reguliers




Regia di Philippe Garrel con Louis Garrel, Clotilde Hesme, Julien Lucas, François Toumarkine

Recensione a cura di Mimmot

Maggio '68 è il nome con cui si indicano i fatti accaduti nella primavera del 1968, più o meno in tutto il mondo.
Tutto ebbe inizio nel '64 negli Stati Uniti, quando gli studenti occuparono l'Università di Berkley, in California - vedi la recensione di Fragole e sangue - per protestare contro la guerra in Vietnam e la segregazione razziale, ma l'esplosione del fenomeno si ebbe in Francia - Maggio Francese- quando si susseguirono una serie di manifestazioni studentesche (che spesso agivano di concerto con gli operai) di contestazione alla riforma scolastica (riforma Fouchet) che prevedeva una forte riduzione degli studenti universitari, con apposite, durissime selezioni, in modo da indirizzare la "rimanenza" verso lavori manuali e strettamente subordinati. Le manifestazioni (che trovarono inermi il PCF e il sindacato), che intanto si erano estese in tutta la Francia e poi un po' in tutto il mondo, sfociarono in violenti disordini e scontri con le forze dell'ordine.
A questo punto Charles De Gaulle, "il padre della patria", sciolse il parlamento, andò in TV, lanciò un appello alla nazione e indisse nuove elezioni che furono fatali per la "gauche", segnando la fine del "Maggio Francese" e il trionfo della reazione istituzionale.

Il regista francese Philippe Garrel, in questa struggente, disincantata e fascinosa opera, in cui si rincorrono lo slancio, l'ingenuità, la dolce follia dell'epoca, fa il ritratto di una generazione di ventenni che credettero di fare la rivoluzione e invece sbagliarono tutto, ma che, nonostante tutto, impararono ad amare i piccoli e grandi rivolgimenti che si svolgevano fuori e dentro di loro.
Sono ricordi dell'anima quelli che Garrel ci descrive del periodo della contestazione, colmi di considerazioni, comportamenti, dialoghi, atteggiamenti non storicizzati, affermazioni di principio.
I complotti, le utopie, i discorsi politici, ci restituiscono l'atmosfera di quel tempo e sono colti nella loro immediatezza, senza essere ancora forzati dall'utopia dell'assemblearismo.

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