venerdì 17 gennaio 2014

Recensione PHILOMENA

Recensione philomena




Regia di Stephen Frears con Judi Dench, Steve Coogan, Sophie Kennedy Clark, Anna Maxwell Martin, Ruth McCabe, Barbara Jefford, Kate Fletwood, Peter Hermann, Mare Winningham, Michelle Fairley, Charlie Murphy, Simone Lahbib, Charles Edwards, Neve Gachev, Amy McAllister, Paris Arrowsmi

Recensione a cura di kowalsky (voto: 7,5)

Alter-ego cinematografico di Nick Hornby, impeccabile biografo non autorizzato di Sua Maestà la Regina d'Inghilterra, raffinato traduttore di illustri classici letterari, ma anche coraggioso e dissacrante artefice di opere spiazzanti e crudeli ("My Beautiful Laundrette", "Rischiose abitudini", "Piccoli affari sporchi") o di importanti successi internazionali prodotti a Hollywood (soprattutto "Eroe per caso", "Le relazioni pericolose"), l'inglese Stephen Frears ha nel corso della sua lunga carriera centrato spesso l'obiettivo, merito di un cinema che, per quanto ancorato a certi stilemi albionici - vedi la dettagliata ricostruzione di un paese in costante equilibrio tra vizio e virtù (il teatro) - ha attinto talvolta nella sperimentazione visiva.
Per certi versi il suo cinema è affine a quello dell'americano di origine ebraica Sidney Lumet, e non a caso egli è stato artefice di un remake televisivo del celebre "A prova di errore".
L'Inghilterra di Frears è stata a modo suo la celebrazione di una nazione culturalmente importante e incostante, dalle commedie di Noel Coward ai drammi di Shakespeare, dai produttori musicali à la Brian Epstein al Free-cinema, dal punk alle vicende politiche e monarchiche che l'hanno dominata anche di recente.

"Philomena", tratto dalla vera storia di Philomena Lee e Micheal Hass raccontata in un libro dal giornalista Martin Sixsmith, si impone da subito per la straordinaria sceneggiatura, come del resto è stato notato al recente Festival del cinema di Venezia, dove - per quanto accolto con favore da critica e pubblico - è stato in parte disertato dai premi maggiori della competizione.
Premiato, non senza riserve, con il Queer Lion, non è certamente un film che parla apertamente di omosessualità, ma della libertà di scelta e forse per questo il suo idealismo appare forzato, o fuori tempo. E' il tipico film che più accentua la distanza tra realtà e cinema, maggiormente colpisce per l'empatia che riesce a catturare negli spettatori.

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