lunedì 28 giugno 2004

Recensione VAN HELSING

Recensione van helsing




Regia di Stephen Sommers con Hugh Jackman, Kate Beckinsale, Richard Roxburgh, David Wenham, Will Kemp, Shuler Hensley

Recensione a cura di Travis barker

Possibile riunire in un unico film le tre più celebri creature della Universal degli anni Quaranta quali Dracula, il mostro di Frankenstein e l'uomo lupo?
Sembra che sia stata questa la domanda che il regista e sceneggiatore Stephen Sommers ("La mummia", "La mummia - Il ritorno") abbia fatto a se stesso prima di accettare l'incarico di girare "Van Helsing" con tutto ciò che una mega produzione del genere comporta. Sulla carta una bellissima sfida e un obiettivo cinematografico ambizioso da conseguire in nome di una ricercata originalità se non dei contenuti e dei personaggi almeno dell'intreccio narrativo.

Per Sommers il film sul noto cacciatore di mostri partorito dalla geniale mente di Bram Stoker poteva quindi rappresentare l'occasione di adattare lo stile spettacolare e avventuroso di "La mummia" ad un immaginario ottocentesco dalle tinte gotiche e fantasiose. La straordinaria bravura degli effettisti dell'Industrial Light & Magic avrebbe fatto il resto. Inutile quindi nascondersi dietro finte palizzate. Gli amanti dell'horror classico, delle emozioni forti, del filone fantasy e dei movie action di aspettative ne avevano davvero tante. Ahimè, tutte destinate a restare miseramente disattese. La realtà è che, dopo i dieci promettenti minuti iniziali, girati in un bianco e nero che avrebbe fatto gioire i fondatori della Hammer e che avrebbe dovuto costituire l'antefatto della storia, la crescente consapevolezza di star ad assistere ad un confuso melting pot di idee prive di sostegno logico si è andata a diffondere via via col passar del tempo in tutta la sala. Insomma, quale sia la storia è un inquietante dubbio che ancora adesso attanaglia la mente di scrive.

[...]

Leggi la recensione completa del film VAN HELSING su filmscoop.it

giovedì 24 giugno 2004

Recensione LUCE DEI MIEI OCCHI

Recensione luce dei miei occhi




Regia di Giuseppe Piccioni con Luigi Lo Cascio, Sandra Ceccarelli, Silvio Orlando, Barbara Valente, Toni Bertorelli

Recensione a cura di peucezia

Giuseppe Piccioni dopo il successo del film "Fuori dal mondo" con Margherita Buy e Silvio Orlando, ha voluto con questa nuova pellicola ritentare l'approccio pseudo-religioso e salvifico ma conseguendo dei risultati ben differenti rispetto alla prova precedente.

Il protagonista del film è Luigi LoCascio nel ruolo di un autista solitario e sognatore costantemente in bilico tra la sua realtà e la storia di un fantomatico alieno Morgan, suo doppio, simbolo della sua difficoltà a essere sulla Terra.
Incontrata per caso una bambina, Antonio (il nome del protagonista) si innamora della madre di questa (una intensa Sandra Ceccarelli già ammirata ne "Il mestiere delle armi") e per amore suo entra in un mondo che non gli appartiene, quello dell'usura e dello sfruttamento degli emigrati clandestini.
Fin qui il nucleo fondamentale del film che potrebbe dare qualcosa di buono se non fosse stato condotto in maniera approssimativa.

[...]

Leggi la recensione completa del film LUCE DEI MIEI OCCHI su filmscoop.it

martedì 22 giugno 2004

Recensione ABBASSO L'AMORE

Recensione abbasso l'amore




Regia di Peyton Reed con Renée Zellweger, Ewan McGregor, David Hyde Pierce, Sarah Paulson, Tony Randall

Recensione a cura di peucezia

C'erano una volta le commedie rosa interpretate da Doris Day e Rock Hudson: lei bionda, nubile, molto seria e con un guardaroba pieno di tailleurs dai colori pastello, lui bruno, tombeur de femmes che capitola definitivamente davanti all'integerrima Doris.
C'erano una volta e così ecco l'idea felice di "Abbasso L'Amore": perché non ricreare nel 2003 l'atmosfera della commedia anni Sessanta?

L'iniziativa è lodevole anche perché da un punto di vista tecnico il risultato è quasi perfetto: le scene iniziali con la folla che formicola nelle vie della città, tipica dei film dei primi anni Sessanta, i colori forti, gli abiti e l'ambientazione, tutto sembra far tornare indietro lo spettatore ma poi con l'intreccio le cose si complicano.
La tematica del film è alquanto scabrosa per il periodo in cui è ambientato il film: l'invito alle donne a dedicarsi alla carriera e alle avventure sentimentali à la carte e i molti doppi sensi sono fin troppo espliciti e assolutamente impensabili nei film di Doris Day.

[...]

Leggi la recensione completa del film ABBASSO L'AMORE su filmscoop.it

mercoledì 16 giugno 2004

Recensione MONSIEUR IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO

Recensione monsieur ibrahim e i fiori del corano




Regia di François Dupeyron con Omar Sharif, Pierre Boulanger, Isabelle Adjani

Recensione a cura di peucezia

Tratto dal romanzo di Eric-Emmanuel Schimmt e girato con grande maestria da François Dupeyron, il film segna il ritorno sulle scene dopo la partecipazione ne "Il tredicesimo guerriero" di Omar Sharif indimenticato interprete de "Il dottor Zivago" e sicuramente l'attore arabo più conosciuto dalla platea internazionale.

Il vero protagonista del film (ambientato nei primi anni Sessanta) è un ragazzo sedicenne (anche se dall'aspetto sembra più giovane) Mosè detto Momo, ebreo e con alle spalle una disastrosa situazione familiare.
Il ragazzo vive con suo padre in un quartiere periferico parigino abitato da ebrei ortodossi (si vedono passare di tanto in tanto uomini dai caratteristici abiti scuri e con i capelli a boccoli).
Ma il quartiere è anche territorio di alcune "allegre signore" a cui Momo spesso si rivolge arrivando piano piano a dilapidare gran parte dei suoi risparmi.

[...]

Leggi la recensione completa del film MONSIEUR IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO su filmscoop.it

martedì 15 giugno 2004

Recensione PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO... E ANCORA PRIMAVERA

Recensione primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera




Regia di Kim Ki-duk con Oh Yeong-su, Kim Ki-duk, Kim Young-min, Seo Jae-kyeong, Ha Yeo-jin, Kim Jong-ho, Kim Jung-young, Ji Dae-han, Choi Min, Park Ji-a, Song Min-Young

Recensione a cura di fromlucca

Ho visto da poco questo film coreano: bello, molto particolare.
Si narra della vita di un uomo, ruotando attorno ad un piccolo tempio buddista su un magnifico lago, dalla sua infanzia alla sua maturità passando per le varie stagioni della sua vita.
A caldo percepisco che è un gran bel film, ma che ci sarebbe da scavare molto ancora, per scoprirlo nei significati: ne è carico, e densa è la simbologia messa in scena dal regista coreano Ki-duk Kim. Bisognerebbe sapere un po' di simbologia di queste culture: il significato di porte, serpenti, gatti, galli, ecc...
Ognuno di questi animali contraddistingue ogni stagione, e quindi ogni periodo della vita del protagonista.

Analizzando un po' più approfonditamente, si avverte che gli avvenimenti violenti ricorrono, e sono alla base dei grandi cambiamenti di vita del protagonista (anche all'ultimo, c'è comunque una violenza su se stesso per poi crescere ed elevarsi più in alto al punto in cui spaziava con lo sguardo da bambino). Tutto questo fa pensare. Sopratutto perchè inserito in un contesto di estrema pace e natura. In questo concetto di violenza alla base di cambiamenti evolutivi, e forse per altri concetti, "2001 Odissea nello spazio" di Kubrick e questo film "PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO... E ANCORA PRIMAVERA", cercano di comunicare concetti simili? Entrambi analizzano il percorso dell'uomo, questo è indubbio.
Fotografia e scenari bellissimi.

[...]

Leggi la recensione completa del film PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO... E ANCORA PRIMAVERA su filmscoop.it

venerdì 11 giugno 2004

Recensione LA DOPPIA VITA DI VERONICA

Recensione la doppia vita di veronica




Regia di Krzysztof Kieslowski con Irène Jacob, Philippe Volter, Claude Duneton, Sandrine Dumas, Louis Ducreux, Aleksander Bardini

Recensione a cura di cash (voto: 10,0)

A Kieslowski, la definizione di regista va sicuramente stretta. Egli è un autore nel senso pieno del termine; nei suoi film, in tutti i suoi film (ahimè pochi), è chiaramente avvertibile il dispiegarsi della sua fitta rete su tutti gli elementi filmici; quel sistema mitologico che si riverbera, come luce filtrata attraverso un caleidoscopio che scompone e moltiplica il raggio stesso di luce, irradiando i protagonisti delle sue storie investendoli di potere svelante, figure epifanizzanti del complesso sistema filosofico Kieslowskiano. Sistema filosofico che trova il suo fondamento nei termini "caso" e "destino". Kieslowski evita di dare una definizione di destino, rendendosi conto che è lo stesso concetto di destino a non gradire alcun tipo di ideologia, e ne fa oggetto di pensiero. Entra così in ballo l'idea della "sorte", entità guidante disponibili agli intrecci, alle mutevolezze che il caso può apportare. E, spesso, la funzione del "doppio" aiuta a svelare le possibili sorti della vita di ciascuno.

"La doppia vita di Veronica", è appunto un film in cui caso, sorte e doppio costruiscono un intreccio di vicende parallele, a volte con microdifferenze che però bastano a stravolgere l'intera sorte di chi vive queste avventure. In questo film, come anche in "Film Rosso", anche se in maniera diversa, Kieslowski ci offre la visione della stessa persona che si trova a vivere due vite differenti. Differenze anche minime, come già si è detto, ma che bastano a far imboccare al proprio destino strade anche diametralmente opposte. Il film si apre con una sequenza che mette in mostra due neonate, Veronique e Weronika, la prima di nazionalità francese, la seconda polacca. Ed è proprio con Weronika che siamo introdotti nella prima delle due vicende che si compenetrano e completano a vicenda; veniamo guidati attraverso il semplice svolgersi della sua vita, senza che qualcosa interferisca con l'immagine che pian piano emerge di questa ragazza, tanto da sembrare delle immagini del tutto prive di "azione" nel senso lato del termine: e in effetti, di cose ne accadono nel poche.
Non ci sono eventi come potremmo aspettarcene da normali film, ma semplici gesti di una semplice ragazza, che tuttavia, nella loro potente espressione visiva, sono in grado di "raccontare Weronika" nel migliore dei modi. La parola banalizza l'immagine, e il potere evocativo proprio del visivo male può essere interpretato da un dialogo, per quanto accorto possa essere. E le immagini ci parlano di una ragazza gioiosa e solare, piena di affetto e molto premurosa, con l'hobby del canto. E' interessante notare come il sostrato psicologico che dovrebbe definire il carattere e il comportamento di una persona, viene qui sostituito da ciò che è, in effetti, puro "comportamento": Weronika sembra vivere le sue scelte non con razionalità, calcolo o interesse, ma secondo la forma più pura della naturalità della natura, come se ogni suo singolo gesto seguisse precise leggi armoniche che governano la relazione tra sentimento ed espressione di quel sentimento. Weronika, è, di fatto, puro comportamento. Rivelatrice, in questo senso, è la sequenza che la vede cantare insieme al suo coro, mentre un'incessante pioggia fa la sua apparizione. Le ragazze del corro fuggono disordinate verso un qualsiasi tipo di riparo, mentre Weronika rimane lì sotto la pioggia, provando una felicità molto naturale. Arriva il suo ragazzo venirle incontro, si abbracciano e lei non riesce a nascondere il desiderio che prova, e la voglia di manifestare tale desiderio anche in mezzo alla strada, sotto la pioggia. "Devi cambiarti", le dice lui, e li vediamo successivamente sul letto. E' una scelta molto intensa, dove l'espressione del desiderio non può essere più lontana dall'essere morbosa, e nello stesso tempo non può essere più vicina dell'essere naturale, la naturalezza del sentimento che possono provare due persone innamoratesi nel primissimo momento del manifestarsi di tale sentimento.

[...]

Leggi la recensione completa del film LA DOPPIA VITA DI VERONICA su filmscoop.it

mercoledì 9 giugno 2004

Recensione MEMENTO

Recensione memento




Regia di Christopher Nolan con Guy Pearce, Carrie-Anne Moss, Joe Pantoliano, Mark Boone Junior, Stephen Tobolowsky, Callum Keith Rennie, Russ Fega, Harriet Sansom Harris, Larry Holden, Jorja Fox, Thomas Lennon, Marianne Muellerleile, Buzz Visconti, Kimberly Campbell

Recensione a cura di cash (voto: 9,0)

Ci sono film, che una volta usciti, visti e assorbiti, sono destinati a raccogliere valutazioni che valicano la normale soglia del giudizio, arrivando ad occupare zone che per altri sono semplicemente irraggiungibili. E' la zona destinata a ciò che col tempo diventerà un classico, un'opera per antonomasia, un titolo che inevitabilmente, prima o poi, si cita per mettere subito tutti d'accordo.
"Memento", timidamente uscito, a stento pubblicizzato, con addosso l'ombra di film che in apparenza avrebbero dovuto far incetta di spettatori, è da subito assurto a classico. Ha attraversato con noncuranza titoli che, all'apparenza, non avrebbero dovuto lasciargli che le briciole, centrando, di diritto, la tanto agognata Zona Classici, a sua volta gettando un'ombra così vasta da rendere piuttosto arduo l'ignorare questo film.

Non somiglia a nient'altro; non copia nient'altro; trasuda originalità, genialità e stile da tutti pori, rendendolo, di fatto, inimitabile. Non sarebbe pensabile il fare un film "alla memento": o lo si plagia, o lo si cita. Ma la sua unicità è tale da renderlo unico. Certo, rimaniamo sempre all'interno di un film di genere; più precisamente ci troviamo dalle parti del giallo/noir. Ma di un giallo assolutamente atipico.
Già, perché la prima sequenza che vediamo corrisponde alla fine della storia, con tanto di vittima e omicida ben manifesti. Ecco uno dei primi punti di rottura che "Memento" applica alla sua struttura: lo 'svelamento' precoce dell'assassinio ad opera del protagonista, il suo motivo di vendetta, la conclusione finale delle sue gesta. Cosa può rimanere quindi d interessante, si potrebbe obiettare? Non sarebbe la stessa cosa che vedere "I soliti sospetti" già essendo a conoscenza dei suoi fatidici ultimi trenta secondi?
Niente di più lontano dalla verità, perché subito dopo ci si rende conto che il film torna indietro e ci mostra ciò che è avvenuto immediatamente prima. "Memento" è, in effetti, un film la cui struttura è composta da blocchi temporalmente anomali, che scorrono alla rovescia, dalla fine verso l'inizio. E, attenzione, non si tratta di semplici flashback; non sono eventi evocati dalla narrazione di qualche personaggio, ancorata quindi al suo punto di vista, bensì lo stile che l'istanza narrante adotta per mostrarci la sua storia, facendo scorrere l'intreccio a ritroso.

[...]

Leggi la recensione completa del film MEMENTO su filmscoop.it

martedì 8 giugno 2004

Recensione GUERRE STELLARI

Recensione guerre stellari




Regia di George Lucas con Mark Hamill, Harrison Ford, Carrie Fisher, Peter Cushing, Alec Guinness, David Prowse, Peter Mayhew, Anthony Daniels

Recensione a cura di anyskywalker

"A long time ago in the galaxy far far away..." una frase scolpita nella memoria collettiva...
In italiano testualmente tradotto? "Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana??"

La pellicola comincia con una serrata lotta tra l'Impero Galattico, guidato dal malvagio Darth Vader (David Prowse) contro l'alleanza ribelle, capitanata dalla principessa del pianeta di Alderaan Leia Organa (Carrie Fisher).
E' un momento cruciale per questa battaglia: un misterioso Imperatore ha fatto costruire un arma di potenza mostruosa, la Morte Nera, e purtroppo Leia viene fatta prigioniera da Darth Vader, che la accusa di aver rubato i piani di progettazione dell'arma creata dall'Imperatore. Leia però prima di essere catturata riesce a spedire sul vicino pianeta Tatooine 2 droidi, C3PO e R2D2, uno dei quali contenenti i piani della Morte Nera e un messaggio di aiuto per il vecchio Jedi Ben Kenobi. I 2 droidi vengono però trovati e diventano proprietà di Luke Skywalker, avventuroso contadino che vive su Tatooine, e che per caso conosce anche Ben Kenobi.
Luke mostra i droidi a Ben, che ricevendo il messaggio della principessa Leia decide di salvarla dal malvagio Darth Vader. Nella missione quasi folle cerca di trascinare anche Luke, spiegando a questo ultimo che se verrà con lui avrà la possibilità di conoscere qualcosa in più sul suo misterioso passato, raccontandogli anche l'esistenza di un misterioso campo di energia chiamato forza, che circonda tutti gli esseri viventi, ma che soltano gli Jedi sono in grado di usarla per il bene comune. Però numerosi sono i problemi da superare per Ben, Luke e i 2 droidi, prima perché non hanno un mezzo di trasporto proprio, poi perché i droidi sono ricercati dall'Impero. Così si affidano al contrabbandiere (ricercato da Jabba the hutt) Han Solo (Harrison Ford) e dal suo equipaggio, composto dal wookiee Chewbacca. Tutti partono alla ricerca del pianeta Alderaan, senza sapere che questo ultimo è stato completamente distrutto dall'impero.
Nel frattempo l'Imperatore scioglie per sempre il Senato Imperiale: gli ultimi resti della Vecchia Repubblica vengono persi per l'eternità. Il Grand Moff Tarkin (Peter Cushing) è a capo della micidiale Morte Nera. Egli è un uomo spietato, tanto da essere il principale responsabile della distruzione di Alderaan. I nostri eroi scoprono che il pianeta natale di Leia (Alderaan) non esiste più e incrociano la strada della Morte Nera: allora si lanciano al salvataggio di Leia, prigioniera di Tarkin.
Ben Kenobi affronta un suo antico amico-nemico: Darth Vader. I due duellano con le spade laser, in ricordo dei vecchi tempi andati. Ben si sacrifica perché Luke ed i suoi amici continuino la guerra contro l'Impero.
Su Yavin IV, pianeta non molto lontano dalla Morte Nera Luke entra nella squadriglia spaziale degli X-Wings, rinforza l'amicizia con Han Solo e Chewbacca e insieme ai ribelli organizza una squadra per distruggere la Morte Nera.
L'impresa non è certo facile, infatti le perdite sono numerose, ma alla fine l'obbiettivo viene centrato: la Morte Nera viene distrutta. Tarkin viene vaporizzato, Darth Vader è l'unico sopravvissuto, e riesce a scappare via.
Alla fine i nostri eroi riceveranno delle medaglie d'oro dalla principessa.

[...]

Leggi la recensione completa del film GUERRE STELLARI su filmscoop.it

giovedì 3 giugno 2004

Recensione ANCORA VIVO

Recensione ancora vivo




Regia di Walter Hill con Bruce Willis, Bruce Dern, Karina Lombard, Christopher Walken

Recensione a cura di requiem

La passione del regista Walter Hill per alcuni autori quali Kurosawa e Leone non è una novità.
Da sempre l'autore di "I guerrieri della notte" ci ha abituato ad un certo tipo di cinema in cui l'influenza dell'italiano e del nipponico, ma anche di altri autori come Sam Peckinpah, John Huston o altri classici americani, risulta molto evidente.
Tutta la sua filmografia è caratterizzata in realtà da titoli che il più delle volte costituiscono veri e propri western metropolitani, caratterizzati tuttavia da altri elementi che riconducono la stessa opera ad un altro genere, come ad esempio la coppia Buddy Buddy di "48 ore" tipica della commedia, oppure lo stile postmoderno di "Strade di fuoco" dove Hill gioca sul western poliziesco ma soprattutto sul musical, ed infine "I trasgressori", vera e propria rivisitazione in chiave moderna del classico di John Huston "Il tesoro della Sierra Madre", nel quale Hill tratta il tema prettamente Hawksiano dell'assedio.
Questi sono solo alcuni dei titoli di una complessa, talvolta discontinua e soprattutto varia filmografia, nella quale il filo conduttore è sempre questo approccio al classico americano, legato spesso ad altri autori d'oltreoceano come appunto Akira Kurosawa o Sergio Leone.

"Last Man Standing" ("Ancora Vivo") ne è forse l'esempio più evidente. La trama ci aiuterà a comprendere.
1931. Ci troviamo in una desertica e polverosa cittadina-fantasma, Jericho, al confine con il Messico.
Qui due famiglie, gli Irlandesi Doyle e gli italiani Strozzi si contendono il mercato del contrabbando dell'alcol. Un giorno giunge al paese uno straniero senza un passato che diventa in poco tempo l'ago della bilancia tra le due bande di fuorilegge, spingendole a poco a poco le une contro le altre.

[...]

Leggi la recensione completa del film ANCORA VIVO su filmscoop.it

martedì 1 giugno 2004

Recensione I DIARI DELLA MOTOCICLETTA

Recensione i diari della motocicletta




Regia di Walter Salles con Gael García Bernal, Rodrigo De la Serna, Mía Maestro, Susana Lanteri

Recensione a cura di fromlucca

I "Diari della motocicletta" narra del viaggio, attraverso l'America Latina, fatto nel 1952 da due giovani ragazzi argentini su una vecchia moto, alla scoperta di ideali e avventure prima sognati solo leggendo libri di Salgari e autori simili.

Non tragga in inganno per vedere questo film, che uno dei due protagonisti è il futuro Che Guevara, fautore della prossima rivoluzione Cubana al fianco di Fidel Castro. Dell'adulto combattente, di Cuba, e di Fidel, non c'è traccia nel film: c'è invece traccia di un giovane pieno di entusiasmo, sognatore di ideali, prima spensierato poi confuso con l'impatto dei problemi che affliggono l'America Latina. Un affresco su questo vasto continente quindi, più che sul personaggio Che. Un film per tutti, indipendentemente dagli orientamenti politici, che purtroppo limitano spesso l'approfondimento della figura di questo giovane argentino, oggi forse più famoso ai giovani perché bell'ornamento sulle magliette, e disprezzato dalla controparte senza sapere che prima di un fucile ha avuto in mano la borsa di medico, girando per i lebbrosari, curando gente, con la sua fragilità dovuta all'asma.

[...]

Leggi la recensione completa del film I DIARI DELLA MOTOCICLETTA su filmscoop.it