Recensione ancora vivo
Recensione a cura di requiem
La passione del regista Walter Hill per alcuni autori quali Kurosawa e Leone non è una novità.
Da sempre l'autore di "I guerrieri della notte" ci ha abituato ad un certo tipo di cinema in cui l'influenza dell'italiano e del nipponico, ma anche di altri autori come Sam Peckinpah, John Huston o altri classici americani, risulta molto evidente.
Tutta la sua filmografia è caratterizzata in realtà da titoli che il più delle volte costituiscono veri e propri western metropolitani, caratterizzati tuttavia da altri elementi che riconducono la stessa opera ad un altro genere, come ad esempio la coppia Buddy Buddy di "48 ore" tipica della commedia, oppure lo stile postmoderno di "Strade di fuoco" dove Hill gioca sul western poliziesco ma soprattutto sul musical, ed infine "I trasgressori", vera e propria rivisitazione in chiave moderna del classico di John Huston "Il tesoro della Sierra Madre", nel quale Hill tratta il tema prettamente Hawksiano dell'assedio.
Questi sono solo alcuni dei titoli di una complessa, talvolta discontinua e soprattutto varia filmografia, nella quale il filo conduttore è sempre questo approccio al classico americano, legato spesso ad altri autori d'oltreoceano come appunto Akira Kurosawa o Sergio Leone.
"Last Man Standing" ("Ancora Vivo") ne è forse l'esempio più evidente. La trama ci aiuterà a comprendere.
1931. Ci troviamo in una desertica e polverosa cittadina-fantasma, Jericho, al confine con il Messico.
Qui due famiglie, gli Irlandesi Doyle e gli italiani Strozzi si contendono il mercato del contrabbando dell'alcol. Un giorno giunge al paese uno straniero senza un passato che diventa in poco tempo l'ago della bilancia tra le due bande di fuorilegge, spingendole a poco a poco le une contro le altre.
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