Recensione van helsing
Recensione a cura di Travis barker
Possibile riunire in un unico film le tre più celebri creature della Universal degli anni Quaranta quali Dracula, il mostro di Frankenstein e l'uomo lupo?
Sembra che sia stata questa la domanda che il regista e sceneggiatore Stephen Sommers ("La mummia", "La mummia - Il ritorno") abbia fatto a se stesso prima di accettare l'incarico di girare "Van Helsing" con tutto ciò che una mega produzione del genere comporta. Sulla carta una bellissima sfida e un obiettivo cinematografico ambizioso da conseguire in nome di una ricercata originalità se non dei contenuti e dei personaggi almeno dell'intreccio narrativo.
Per Sommers il film sul noto cacciatore di mostri partorito dalla geniale mente di Bram Stoker poteva quindi rappresentare l'occasione di adattare lo stile spettacolare e avventuroso di "La mummia" ad un immaginario ottocentesco dalle tinte gotiche e fantasiose. La straordinaria bravura degli effettisti dell'Industrial Light & Magic avrebbe fatto il resto. Inutile quindi nascondersi dietro finte palizzate. Gli amanti dell'horror classico, delle emozioni forti, del filone fantasy e dei movie action di aspettative ne avevano davvero tante. Ahimè, tutte destinate a restare miseramente disattese. La realtà è che, dopo i dieci promettenti minuti iniziali, girati in un bianco e nero che avrebbe fatto gioire i fondatori della Hammer e che avrebbe dovuto costituire l'antefatto della storia, la crescente consapevolezza di star ad assistere ad un confuso melting pot di idee prive di sostegno logico si è andata a diffondere via via col passar del tempo in tutta la sala. Insomma, quale sia la storia è un inquietante dubbio che ancora adesso attanaglia la mente di scrive.
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