giovedì 3 febbraio 2005

Recensione LA MALA EDUCACION

Recensione la mala educacion




Regia di Pedro Almodovar con Gael García Bernal, Fele Martinez, Daniel Gimenez-Cacho, Lluis Homar, Francisco Boira, Javier Camara

Recensione a cura di Pasionaria (voto: 8,0)

Con l'ultimo suo film Pedro Almodòvar si è cimentato nel noir, genere peraltro già sfiorato in una sua precedente opera ("Carne tremula"), ma qui proposto in modo più completo e profondo.
Fin dall'inizio del film si viene proiettati in un gioco di scatole cinesi, di rimandi e citazioni (film nel film) in cui ci si sente disorientati, ma via via ogni pezzo va a comporre il puzzle della storia, che diventa finalmente e sorprendentemente chiara, come si addice alla migliore tradizione dei noir.
La trama è complessa perché le varie storie si intersecano tra il presente ed il passato in un intreccio di inganni, scambi di persona, passioni crudeli.

Nella Madrid degli anni 80 Enrique, regista affermato, riceve la visita di un vecchio compagno d'infanzia che gli offre una sceneggiatura da lui stesso redatta, 'La visita', la cui lettura lo riporta ai tempi del collegio. Da qui prende avvio la narrazione fra presente e passato.
Il flashback ci racconta l'amicizia (che presto si tramuta in amore) dei due ragazzini, Ignacio ed Enrique, cresciuti fra le mura di un Istituto religioso intorno agli anni '60, in pieno regime franchista. Un affetto adolescenziale che è anche iniziazione sessuale, ma che è rappresentato al meglio, secondo me, in un momento tenerissimo: quando Ignacio sbaglia volutamente il calcio di rigore come dono d'amore al caro portiere Enrique. L'amicizia presto assume una dimensione più intima ed è violentemente contrastata da Padre Manolo, geloso del suo 'favorito'.
Almodòvar non ci presenta il prete come un viscido pervertito, ma come un essere umano vittima della propria passione, innamorato colpevole di un bambino; egli sa che il suo amore è proibito e malato, ma non per questo lo sente meno autentico. Quest'amore innaturale e perverso avrà però conseguenze terribili nella vita di Ignacio. Da qui la storia del passato ritorna spesso nel presente delle altre vicende del film in un susseguirsi di situazioni sovrapposte.
Almodòvar è abilissimo a costruire la struttura narrativa, anzi l'arricchisce con gli elementi tipici dei sui film: i colori sgargianti, i costumi eccentrici, i dialoghi crudi, cattivi e provocatori, la musica pop (qui "Cuore matto" di Little Tony). Non manca l'ironia divertente incarnata dal simpatico Paquito (il bravissimo Javier Càmara, il Benigno di "Parla con lei"), vero cameo del film.

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