Recensione la vita e' un miracolo
Recensione a cura di Pietro Salvatori
Kusturica è un animale da festival. Un paio di palme d'oro per miglior film, una per la miglior regia, un orso e un leone d'argento.
La vita è un miracolo, presentato anche questo all'ultimo festival di Cannes, non ha convinto e, strano a dirsi, è tornato a casa a mani vuote.
L'eclettismo e la vitalità di Kusturica ben si fondono con i suoi personaggi, gente lunatica dei balcani, piena di gioia, di fervore, ma anche pronta a buttarsi giù alla prima difficoltà.
Kusturica sulla sua terra, sulla sua gente, ha fondato un cinema quasi di maniera, prendendo idealtipi e modificandoli di volta in volta, a seconda delle loro tendenze.
La vita è un miracolo rispetta in pieno i canoni del regista serbo.
I primi venti minuti di film sono un susseguirsi di piani ambientazione e di veloci presentazioni di personaggi.
Ci mettiamo una buona mezz'ora per focalizzare su chi, e perché, il regista vuole incentrare la storia, di chi ci vuol parlare.
Luka è l'addetto ad un piccolo snodo ferroviario, al confine tra Bosnia e Serbia.
La moglie Jadranka, imbranata e nevrotica cantante lirica, fuggirà di lì a poco con un sedicente e strampalato artista ungherese. Il figlio, Milos, partito militare, verrà fatto prigioniero. Luka riscoprirà l'amore con Sabaha, giovane infermiera musulmana, che però sarà anche il cardine della liberazione del figlio.
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