Recensione cuore sacro
Recensione a cura di GiorgioVillosio
"Col 2000 inizierà l'epoca dello spirito" diceva Malraux, profetizzando l'avvento di una nuova spiritualità, capace di distaccarci dal materialismo imperante della civiltà capitalistica di occidente, a seguito della rivoluzione industriale, nell'800 e nel '900.
E se, per il primo centenario la corsa alla ricchezza riguardava in primis il grande capitale, con la creazione delle grandi infrastrutture industriali, commerciali e finanziarie, in quello successivo il fenomeno si estendeva a macchia d'olio all'intero mercato, con l'avvento del consumismo esasperato, capace di contagiare l'insieme complessivo dei paesi occidentali: in sostanza una nuova religione pagana, destinata ad infiltrarsi in tutti gli strati sociali, e in prospettiva al mondo globale, come oggi sotto i nostri occhi. Da queste considerazioni parte senza ambagi l'assunto tematico del film di Ozpetec, quando la giovane Irene, erede di una fortuna "sporca", pronuncia un vero "Manifesto del consumismo" nel corso di una seduta plenaria del CDA dell'azienda.
Ma, proprio di qui, la sua "illuminazione", arrecata da una giovinetta-angelo, con la chiara presa di coscienza della disumanità di certe logiche e della conseguente alienazione individuale. Alla faccia delle previsioni di Malraux, comunque, unica vox clamans nel deserto dell'Occidente contro il consumismo perverso, resta oggi solamente quella di Papa Woitila, mentre l'avvento di una nuova spiritualità sembra ben di là da venire; o, quanto meno, dovremmo attenderne l'eventuale arrivo dall'Oriente, con le sue mistiche e le tante pratiche già in uso da noi.
In questo quadro non stupiamoci che un messaggio del genere ci provenga da Ozpetek, che viene da una terra tradizionalmente ponte tra le culture dei due opposti emisferi; ma che, vivendo a Roma, subisce pure l'influsso di certo nostro pensiero morale, come nel Fromm di "Essere e avere".
Dunque con quella sua specialissima tendenza a frammischiare tanti elementi, eccolo presentarci una sorta di parabola edificante, coi toni e coi modi della nostra iconografia ecclesiastica: pediluvi amorevoli, immagini di Pietà Michelangiolesche, figure scavate e sofferenti di poveri, preghiere biascicate a bassa voce dalla Bobulova a mo' di rosario, cortei di bisognosi come nelle Processioni sacre. Mentre l'immagine della giovane ereditiera, immensamente ricca, che si spoglia di tutto, abiti compresi, per donarlo ai poveri, ci ricollega obbligatoriamente al personaggio di S.Francesco.
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