Recensione fantasmi da marte
Recensione a cura di requiem
"Il mio regista preferito su tutti, colui che mi ha maggiormente ispirato è Howard Hawks. Un dollaro d'onore, gli avventurieri dell'aria, El dorado, e quasi tutte le sue opere mi hanno influenzato, non solo per la capacità di direzione degli attori, ma anche per i suoi sentimenti verso la vita e il modo di esprimerli nei film."John Carpenter
E' inutile girarci troppo intorno.
"Ghost of Mars", nonostante l'approccio apparentemente horror-fantascientifico, è a tutti gli effetti un Western. C'è l'uomo bianco, invasore di terre sconosciute e inesplorate, c'è il legittimo proprietario, il "diverso", o meglio il classico indiano.
C'è Marte, che con le sue distese immense si va a sostituire perfettamente al classico paesaggio americano.
Infine, ancora una volta c'è Hawks.
Il film può essere visto come l'ennesima variazione sul pessimismo carpenteriano, in chiave puramente classica; un ristretto gruppo di uomini, ancora una volta un assedio in una zona isolata, e ancora un anti-eroe, incapace di credere nel sistema ("Per me un detenuto e un poliziotto sono la stessa cosa" ci dice il protagonista Ice Cube), che richiama da vicino Napoleone Wilson.
La pellicola è insomma, almeno da questo punto di vista, una rivisitazione, un riassunto delle tematiche carpenteriane.
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