venerdì 22 luglio 2005

Recensione TREDICI VARIAZIONI SUL TEMA

Recensione tredici variazioni sul tema




Regia di Jill Sprecher con Matthew McConaughey, John Turturro, Alan Arkin, Clea DuVall

Recensione a cura di kowalsky

"Il principio del dolore", per dirla alla Haslett. Chi ha avuto la fortuna di leggere quel libro, capirà di cosa sto parlando: una serie di epigrammi moderni, in chiave di romanzo, dove la vita riduce i nostri confini alla propria mediazione interiore, alla sconfitta.
Nel film della Sprecher, presentato con successo nella sezione "Eventi" alla Mostra del Cinema di Venezia di qualche anno fa, il dolore non è implicito o inconsciamente cercato, ma rappresenta il principio (eh) su cui l'uomo coniuga la propria esistenza con una forma di continua metamorfosi, di intransigenza di sé.
Cos'è, del resto, la vita se non una serie di imprevisti che non sempre riusciamo ad accettare?

In una forma di resa quasi passiva, antitetica a chi vorrebbe precostituire l'arcano della sofferenza e ribaltarla - come se fosse semplice - a nuova rigenerazione, " 13 variazioni su un tema" è un'opera che ha il merito di parlare senza retorica, né compiacimenti, allo spettatore; senza le sollecitazioni Nietzschiane della propaganda sociale, ripiegate su se stesse (quando, chi le subisce riconosce la distanza traumatologica tra la propria crisi e la grandeur dell'esaltazione della stessa come "arbitrio fondamentale per risorgere").
Sorta di Happiness che vive con la nostra amarezza quotidiana, e la divora, materializzandola.

[...]

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