Recensione la sicurezza degli oggetti
Recensione a cura di kowalsky
In un note book avrei potuto annotare qualche massima "Marzulliana" del tipo "in fondo è meglio che il peggio sia già avvenuto" oppure "non ci sono regole nella vita": la Trochè penetra acutamente nel cuore e nel pensiero della middle-class americana.
E per certi versi è intrigante: un'opera che rende soggettiva la coercizione del pensiero, specie se ad esporlo è una cineasta che non esita a raffigurare la barriera architettonica, se così vogliamo chiamarla, la proprietà del sobborgo dove vivono i Golds, i Trains, i Christianson e i Jennings.
Praticamente la resa mentale dei personaggi - che, come la Barbie, "muoiono" dalla voglia di essere percepiti e ascoltati - aleggia nell'indecorosa sconfitta di uno spazio architettonico, ove si percepisce una sorta di complice solitudine condominiale: altro che una "comunità affettiva".
Tratto dal libro di A. H. Homes (guardacaso, un nome così... domestico), è un film che a tratti affatica proprio attraverso la sua urgenza espressiva/passiva. Pertanto il senso abnorme di questi individui, infelici e repressi, sembra collocarsi tra la deriva dell'identificazione/empatia mentale e il più classico "linguaggio non verbale".
[...]
Leggi la recensione completa del film LA SICUREZZA DEGLI OGGETTI su filmscoop.it
Nessun commento:
Posta un commento