Recensione il mio grosso grasso matrimonio greco
Recensione a cura di GiorgioVillosio
Secondo me il pubblico ne ha abbastanza di un certo americanismo, di film spettacolari imperniati su violenza, spettacolarità fine a se stessa, inseguimenti in auto, e tanti, tanti effetti speciali. E ne ha abbastanza perché questo tipo di cinema è l'espressione di un mondo nevrotico e schizzato, che mira a dipingere una realtà essenzialmente loro, non necessariamente dell'universo intero. Realtà fatta di violenza, aggressività vincente, sperequazioni tra ricchi e poveri, forti e deboli, bianchi e neri (o "colorati" in genere); nei fatti diametralmente opposta alla sostanza delle cose, molto più sfumata e rispettosa dell'"umano" e delle sue naturali debolezze.
Vero, peraltro, che con il suo strapotere e la sua ricchezza la cultura yankee arrivi a colonizzare buona parte del mondo, e sempre di più. Ma altrettanto vero che non riesca a sopprimere del tutto le tradizioni popolari di genti molto più antiche, di origine indoeuropea, ad esempio; le quali invece mirano faticosamente a salvaguardare costumi e tradizioni antiche, anche per uno spirito di (auto)conservazione che giunge dal profondo.
Prova evidente di quanto detto, anche e soprattutto nella situazione politica attuale, dove la guerra in Iraq, come già quella del Vietnam, non sembra potersi vincere con il solo uso della forza; almeno fino a quando non si arriverà, in qualche modo, a creare una sintonia effettuale con la precedente civiltà del Paese ospitante. Fino a quando, cioè, arroganza e spocchia del prepotere non lascino spazio alla più doverosa tolleranza, nel rispetto della diversità della tradizione e dei costumi delle genti.
La premessa per introdurre, nel bene e nel male, il discorso sul fortunato film di Joel Zwich.
La facile commedia "Il mio grosso grasso matrimonio greco" ha fatto in America una vera fortuna; costato solamente 5 milioni di dollari alla produzione, ne ha incassati, solo nel primo anno, oltre 200, stabilendo un raro record. Che deve fare riflettere, nell'ottica sopra esposta; che cosa può essere piaciuto, a livelli da record, in una storia così semplice e banale? Che è poi quella di una famiglia di poveri immigrati greci, rimpannucciatisi economicamente in una sola generazione, e che danno in sposa ad una americano DOC la loro unica figliola; bruttina, peraltro, non certo platinata e smagliante come di prammatica nel cinema holliwoodiano.
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