Recensione a casa nostra
Recensione a cura di gerardo (voto: 8,0)
Milano, 2006. Una manciata di storie private s'intrecciano e si confondono, si rincorrono e si allontanano l'una con l'altra, e insieme raccontano (con straordinaria efficacia) pagine di cronaca e di vita quotidiana, dipingono all'unisono una credibile Italia contemporanea. È da un po' che non succedeva nel cinema italiano.
Come suo padre Luigi negli anni '70 ritraeva lucidamente una Milano grigia e operaia, di periferia e di disperate guerre della marginalità, Francesca Comencini ci racconta con estrema sobrietà una Milano odierna ancora più cupa e notturna, sazia e disperata nel suo borghese "infinito vuoto, infinito niente".
E' un freddo nichilismo che pervade tutto il film, che muove gli uomini ed è quel che resta fino alla fine. I più deboli soccombono, i pesci piccoli pagano colpe anche per quelli più grandi, che non pagheranno mai, anzi. Prevale la logica dello sfruttamento, dove quello della prostituzione è solo il modello più evidente e tangibile, emblematico per molti aspetti, se vogliamo, ma non certo l'unico, alla base dei rapporti umani.
Anche la condizione di bisogno viene sublimata dal nichilismo e dalla voglia di avere tutto e subito, di uscire dalla frustrazione e dall'anonimato del quotidiano. Le sensibilità non sono richieste: quando un barlume di umanità (di semplice interesse per il prossimo) affiora nel grigiore dell'egoismo viene persino rifiutato, con annesso invito all'indifferenza. Talvolta la sensibilità non viene neppure riconosciuta, o meglio, non viene creduta.
Ognuno porta con sé delle ombre, delle macchie: per quelli più sensibili è sicuramente un punto debole che può far vacillare e cadere; per gli squali rappresenta, normalmente, il principio della loro forza.
Materia del film, in termini più pratici, sono gli scandali finanziari degli ultimi anni, i loro intrecci strettissimi con la politica, le intercettazioni telefoniche da parte delle forze dell'ordine. Temi che la regista di "Mobbing" tratta senza morbosità e qualunquismo, senza chiosa intellettualistica, lasciando fluire la storia senza intervenire con stucchevoli o noiose, ripetitive sovrapposizioni ideologiche.
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