Recensione summer of sam
Recensione a cura di FrancescoManca (voto: 8,0)
Nella torrida estate del 1977, New York è sovrastata da una sconcertante serie di omicidi per mano di un killer psicotico autosoprannominatosi 'figlio di Sam', che uccide giovani coppie appartate con una Magnum 44.
Il paranoico e donnaiolo 'discotecaro' Vinnie, la sua timida e fedelissima moglie Dionna e il punkettaro Richie dovranno fare i conti con la dura realtà cui si trovano di fronte e si troveranno a combattere con i propri demoni interiori.
Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del 52° Festival Di Cannes, "Summer of Sam" è la pellicola con la quale Spike Lee, il regista afroamericano più controverso e impegnato del panorama cinematografico Hollywoodiano degli ultimi vent'anni, decide di raccontare una storia, ma soprattutto una razza che non è la sua.
I protagonisti del film, infatti, non sono più persone di colore ma sono tutti, senza esclusione, bianchi, più precisamente italoamericani, che affollano il quartiere del Bronx di New York, già teatro di molte delle precedenti opere del regista.
Sebbene il titolo e il plot del film indichino un chiaro riferimento alla vicenda realmente accaduta del serial killer che terrorizzò New York sul finire degli anni '70, a Spike Lee non interessa raccontare una crime story, ma dirige la sua attenzione verso usi e costumi degli abitanti di Little Italy, evidenziandone non solo slang e dialetti caratteristici ma anche tradizioni e mentalità.
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