Recensione l'altra verita'
Recensione a cura di Mimmot
Kean Loach, 74 anni a sinistra, appartiene ad una generazione che ha avuto modo di conoscere, fin dall'infanzia, le asprezze della vita.
Asprezze che dispiega sempre nel suo cinema "contro": contro la sistematica demolizione del welfare, contro il liberismo sfrenato, contro il dominio del capitalismo occidentale, contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, contro le lacerazioni della sinistra europea. Cinema ideologico, certo, ma sempre realistico e coraggioso.
E onesto, soprattutto.
Un cinema senza sentimentalismi e senza eccessivo didascalismo, disegnato sulle facce dei suoi personaggi, spesso proletari, con una visione sempre netta delle cose e l'aspirazione verso quel socialismo democratico e trotzkista, a cui da anni, non fa mistero di credere.
Con "L'altra verità", Kean Loach, coadiuvato dall'inseparabile sceneggiatore e amico Paul Laverty, rivolge il suo sguardo "contro", all'Iraq e alla sporca guerra di Bush e Blair, che da anni, ormai, insanguina le sue strade.
Ed in particolare al mondo dei contractors (potenza del significato occulto delle parole, per cui, basta semplicemente chiamare contractors i vecchi mercenari, oppure esportatori di democrazia gli speculatori imperialisti interessati al petrolio, o ancora escort le giovani prostitute al servizio dei potenti perchè, in una sorta di traslazione semantica, il significato negativo originario di questi termini acquisti nuovo valore, assolutamente accettabile dall'immaginario popolare) che quella guerra combattono, assoldati da società private per svolgere, dietro lauti compensi, azioni belliche e paramilitari a sostegno degli eserciti dei paesi occupanti, o per provvedere alla sicurezza delle grandi corporation che operano nella martoriata capitale irachena speculando sugli affari che girano attorno a quella guerra.
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