Recensione buon anno sarajevo
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Recensione a cura di peucezia
Molto simile per tematiche e strutture a "Il segreto di Esma" anch'esso firmato da una regista donna, "Buon Anno Sarajevo", seconda regia per Aida Begic, ruota intorno a due fratelli: Rahima e Nedim.
La ragazza, più che ventenne è di fede islamica e nasconde i suoi capelli con dei foulard, lavora in un ristorante ed è spesso sfruttata e discriminata dal suo capo, un uomo di assai dubbia moralità. Nedim, diabetico, ancora adolescente, è ribelle e frequenta brutti giri.
Camera a mano, la regista segue Rahima nella sua quotidianità, scandita da gesti comuni quali il togliere e indossare le scarpe, la preparazione dei pasti, il tragitto che la separa da casa al luogo di lavoro. Intorno a lei un panorama squallido con riprese quasi sempre in notturna o caratterizzate da tempo prevalentemente grigio e nebbioso di una Sarajevo ancora ferita da un conflitto pur conclusosi da più di sedici anni.
La scelta di ambientare la storia a fine anno con i botti che ricordano i bombardamenti e i problemi di una nazione in crisi lamentati dai notiziari televisivi, che fanno il paio con i pochi addobbi in giro per la città e l'albero di Natale che si tenta di montare in ristorante, al tempo stesso è una denuncia della smania del divertimento a tutti i costi e un augurio per un futuro migliore che la Bosnia attende da troppo tempo.
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