mercoledì 23 gennaio 2013

Recensione DJANGO UNCHAINED

Recensione django unchained




Regia di Quentin Tarantino con Jamie Foxx, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Christoph Waltz, James Remar, Kerry Washington, Michael Kenneth Williams, Don Johnson, Franco Nero

Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 8,0)

Texas, Stati Uniti d'America, anno 1858. La guerra civile fra il Nord e il Sud non è ancora scoppiata e negli stati del sud la schiavitù è ancora legale.
Django (Jamie Foxx) è uno schiavo di colore, che è stato venduto dal proprietario della piantagione presso la quale lavorava, dopo aver tentato di fuggire insieme alla moglie Broomhilda (Kerry Washington). Il dottor King Schultz (Christoph Waltz), un cacciatore di taglie di origine tedesca, intercetta i negrieri che hanno comprato Django e lo acquista a sua volta. Il suo interesse per Django discende dal fatto che questi conosce i volti di tre ricercati cui Schultz sta dando la caccia. In cambio del suo aiuto, il bounty killer offre allo schiavo una ricompensa in denaro e la libertà. Questo è solo l'inizio del loro sodalizio. Django, debitamente istruito da Schultz e ormai uomo libero, diventa un bounty killer (o hunter, se lo si preferisce visto che questo è il termine usato nel film), ma il suo unico scopo è ritrovare sua moglie e liberarla. Schultz gli promette il proprio aiuto.

Quentin Tarantino trascina lo spettatore in un viaggio attraverso il sud degli Stati Uniti raccontando il mercimonio della carne umana con schiettezza e solidarietà senza rinunciare al proprio gusto per il cinema di genere, per l'intrattenimento spettacolare e per l'ironia feroce, mantenendo uno sguardo solo apparentemente distaccato.
"Django Unchained" si ispira agli Spaghetti Western degli anni sessanta e settanta. Dal film "Django" (1966) di Sergio Corbucci riprende il nome dell'eroe, i titoli di testa, il tema musicale composto da Bacalov e la sciarpa rossa che copre il volto di Zoe Bell. Inoltre, Tarantino ha affidato un cameo a Franco Nero in omaggio alla pellicola di Corbucci.
Fra gli altri riferimenti più evidenti ci sono il film "Mandingo" (1975)di Richard Fleischer, alcune pellicole di Howard Hawks e buona parte della filmografia di Sergio Leone, soprattutto, "Il Buono, il Brutto, il Cattivo".
Dal film di Fleischer Tarantino ha mutuato i combattimenti fra schiavi e, soprattutto, quelle che erano la vita e le relazioni fra schiavi e padroni e fra schiavi e schiavi nelle piantagioni del Missouri alla metà del 1800. Probabilmente è stato il personaggio di Warren Maxwell (James Mason) a suggerire l'incedere frenetico e claudicante di Stephen. Tuttavia, se in "Mandingo" si indugiava sui dettagli della vita quotidiana e della violenza nelle piantagioni, in "Django Unchained" tutto questo si dà per scontato ricorrendo a poche immagini che danno per presupposto tutto quel retaggio consuetudinario, che sta alla base degli equilibri e dell'esercizio della violenza, ed esso spesso è espresso attraverso alcune rapide spiegazioni che Django rivolge a un ignaro e disgustato Dr. Schultz.

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