lunedì 14 gennaio 2013

Recensione IL REGNO DELLE CARTE

Recensione il regno delle carte




Regia di Q con Tillotama Shome, Anubrata Basu, Immaduddin Shah

Recensione a cura di Stefano Santoli

"Il regno delle carte" è opera di un videoartista indiano, Kaushik Mukherjee (in arte Q): un'inventiva trasposizione che tende al musical di un'opera teatrale musicale di Rabindranath Tagore del 1933. Ma non è un musical in senso stretto, e soprattutto non è un musical girato secondo gli stilemi del cinema bollywoodiano.
Il sound elettronico del film che contraddistingue la pellicola è un fascinoso melting-pot (dub, ska, ritmi tradizionali indiani) prodotto fra gli altri dallo stesso regista, e arrangiato da svariati autori fra i quali spicca il gruppo inglese d'origine indiana degli Asian Dub Foundation.
La sceneggiatura è firmata dallo stesso regista insieme a Surojit Sen; il film è scritto in lingua bengali, la stessa lingua di Tagore. La storia narra di un principe che, dopo aver deciso di evadere con un amico dalla prigione dorata in cui vive lontano dal mondo, si imbatte, su di un'isola, in una società di soldati numerati come le carte da gioco, dove la libertà individuale è sconosciuta. I due intrusi sono processati e messi al bando, ma il principe sussurra a alcune Carte donna un messaggio di amore: sarà la scintilla di una liberazione rivoluzionaria.

La poetica di Tagore, premio Nobel nel 1913 (primo Nobel per la letteratura non occidentale), è incentrata su uno spiritualismo in cui sacro e profano, spirito e carne sono fusi insieme. La sua opera, che lui stesso tradusse in inglese, si accompagnò al suo impegno politico per l'indipendenza dell'India, e nello stesso tempo costituisce uno strumento di dialogo tra oriente e occidente. Comprensibile anche per la cultura occidentale e cristiana è il suo concetto di amore, che completa e realizza l'essere umano, e rompe il velo che divide l'umano dal divino.
L'essenza della poetica di Tagore è tutta espressa ne "Il regno delle carte", e ben trasposta sullo schermo da Q, che la fa propria.
Fra Tagore e noi ci sono di mezzo gli anni '60, e l'idea di una rivoluzione dell'amore come chiave di volta di una rivoluzione sociale - da lui anticipata di diversi decenni. Fra Tagore e noi c'è di mezzo, anche, l'inizio del processo di emancipazione femminile, che antropologicamente è forse il fenomeno più importante del XX secolo. Il ruolo della donna è centrale ne "Il regno delle carte". Per Tagore la donna è depositaria dell'energia vitale creativa e dispensatrice d'armonia. La prima delle carte a spogliarsi dei suoi abiti militari è Asso di cuori, una donna; altre donne la seguiranno.

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