lunedì 25 marzo 2013

Recensione EDUCAZIONE SIBERIANA

Recensione educazione siberiana




Regia di Gabriele Salvatores con John Malkovich, Peter Stormare, Eleanor Tomlinson, Andrius Paulavicius, Giedrius Nagys, Arnas Fedaravicius, Kestutis Jakstas

Recensione a cura di Paolo Ferretti De Luca aka ferro84 (voto: 6,5)

L'etica criminale è elemento di fascinazione per cineasti e scrittori così come lo è la ricerca della ratio di questi comportamenti apparentemente antisociali ma che in realtà sono portatrici degli stessi valori che caratterizzano il "patto sociale": rispetto del prossimo, stimolo alla cooperazione, valore della famiglia,difesa della propria cultura e del proprio territorio.
Stiamo nell'URSS della seconda metà del Novecento, la grande potenza dell'Unione Sovietica inizia lentamente a sgretolarsi e nel territorio al confine tra Moldavia e Ucraina i clan criminali la fanno da padrone: stiamo precisamente nella Transnistria.
La Transnistria è un territorio conteso tra Russi e Moldavi, in realtà è una zona franca, forse l'unico vero stato criminale de facto, nel quale avvengono le peggiori aberrazioni e dove la crisi morale della Comunità degli Stati Indipendenti assume i livelli più drammatici.
In questo luogo di nessuno, dove il tempo si è fermato, il romanzo di Nicolai Lilin "Educazione Siberiana" è stato un documento prezioso per riuscire a comprendere le dinamiche di un luogo tanto remoto non solo geograficamente ma anche dal punto di vista politico e sociale. Un romanzo che si caratterizza più che per la sua storia, per le descrizioni quasi documentaristiche e brute degli avvenimenti del luogo.
In questo stato criminale esistono regole ben precise che disciplinano la vita dei cittadini come il divieto allo stupro o allo spaccio di stupefacenti, consentendo invece, il furto e la rapina se perpetrati da persone in stato di necessità.
Nicolai Lilin si interroga sul senso di tali regole apparentemente tanto lontane dalle nostre, ricostruendo la logica di quel mondo, la sua etica ma anche le sue aberrazioni.

Questo mondo sembra colpire l'interesse di Gabriele Salvatores e della Cattleya che decidono di portare in scena uno spaccato d'Europa, ma in realtà più che per spirito di denuncia sono mossi dal desiderio di creare un grande film internazionale.
E' curioso che proprio nell'anno di maggiore crisi del cinema in Italia e soprattutto per il cinema italiano, "Educazione Siberiana" sia l'ennesima produzione internazionale di casa nostra dopo Castellitto con "Venuto al mondo", Faenza con "Un giorno questo dolore ti sarà utile" e Tornatore de "La migliore offerta".
Con un budget di 9 milioni di euro Salvatores e la Cattleya hanno il grandissimo merito di portare sul grande schermo un film italiano che esce dai soliti schemi e dalle solite storie (alleluja!) e soprattutto di ampio respiro, fatto per essere venduto all'estero.
Chi scrive da anni lamenta l'eccessivo provincialismo del nostro cinema che pur di accaparrarsi i "malefici" finanziamenti pubblici, si è rinchiuso in se stesso perdendo totalmente in contatto con il pubblico. Questa premessa è necessaria nel momento in cui ci si avvicina a questo film che, seppur tutt'altro che perfetto, rappresenta un tentativo riuscito di sdoganamento della nostra cinematografia.

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