Recensione il padrino parte iii
Recensione a cura di Matteo Bordiga
Il più introspettivo e, certamente, il più drammatico dei tre. Gli intrighi mafiosi, gli agguati e le sparatorie, pur presenti, fanno ora da sfondo al motivo, sempre più dominante, dell'invecchiamento fisico e mentale di Don Michael Corleone. Come l'ultimo Vito Corleone, l'ormai rugoso "Padrino" non sembra più in grado di sostenere il peso del suo impero criminale: diventa più prudente, esitante. Indebolisce progressivamente la sua immagine di lucidissimo capo mafioso, sostituendola con quella di un uomo stanco, fiaccato.
Non a caso, il film inizia con la voce di Al Pacino che ci legge il contenuto di una lettera emozionata scritta da Michael ai figli, Anthony e Mary, avuti da Kay. Figli che, cresciuti lontano dal padre, sono stati educati dalla madre, a sua volta risposatasi. La voce di Michael, nel leggere poche e sentite righe, è cupa e addolorata: segno che i suoi dolori di uomo iniziano ad emergere prepotenti, soffocati nello sfarzo e nell'allegria di una grottesca cerimonia che festeggia il conferimento a Don Michael Corleone di una... onorificenza papale!
Ebbene sì, un titolo di grande prestigio ecclesiastico, assegnato al Padrino per la sua decisione di devolvere parte consistente del "patrimonio" di famiglia in beneficenza!
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