Recensione mai piu' come prima
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Recensione a cura di Antonio Merola
Il passaggio dalla fase adolescenziale all'età matura, la presa di coscienza della durezza della vita, la sensazione di perdita della purezza (mentale e fisica), la paura di crescere e di assumersi responsabilità, gli amori e l'amicizia, la scoperta dell'eros, la consapevolezza dell'esistenza della sofferenza e della morte, il dialogo interiore con Dio.
Sono tutti argomenti che il cinema ha affrontato nel corso della sua ultracentenaria storia, con esiti spesso contraddittori. Anche Giacomo Campiotti è entrato a far parte della schiera di autori che si sono occupati di questi "pericolosi" materiali narrativi e cinematografici. Si, perché il più delle volte si rischia, maneggiando simili tematiche, di realizzare opere ovvie, banali e superficiali.
Nel caso di "Mai più come prima", il problema principale riguarda l'impostazione della sceneggiatura, scritta dal regista in collaborazione con Alexander Adabachian. La vicenda, oltre che prevedibile, è contraddistinta da un susseguirsi di eventi che culminano in un evento tragico, definitivo. Sembrerebbe la fine del film e invece parte una seconda (inutile) storia durante la quale i protagonisti "crescono", diventano adulti, si separano e si ritrovano senza però che tale processo comporti sconvolgimenti ed evoluzioni veramente importanti.
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