Recensione la guerra dei fiori rossi
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Recensione a cura di peucezia
Zhang Yuan, regista cinese, scomodo perché solito dedicarsi a temi poco felici per il regime, dopo aver esplorato i turbamenti adolescenziali con "Diciassette anni", affronta una fascia d'età poco trattata dal cinema anche perché decisamente poco gestibile, vale a dire la prima infanzia.
Il film è ambientato per tutta la sua durata (ben un'ora e mezza!) in un asilo a tempo pieno e ci mostra attimo per attimo la vita dei piccoli convittori. Gestire più di cento bambini quando si è solo in quattro non è facile ed è qui che entrano in campo le varie letture della storia: è indispensabile il pugno di ferro, l'organizzazione ferrea e soprattutto la disciplina.
Ecco che l'asilo diventa quindi la parafrasi della grande Cina, un po' squallida e senza fantasia, con cittadini a volte curiosi ma ingenui come bambini, che necessitano di essere presi per mano e condotti verso la retta via da quell'oligarchia che conosce il bene e il male, pronta a dare una tremenda punizione o un piccolo premio a seconda del comportamento di ognuno dei suoi "protetti".
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