lunedì 7 maggio 2007

Recensione NON APRITE QUELLA PORTA: L'INIZIO

Recensione non aprite quella porta: l'inizio




Regia di Jonathan Liebesman con Jordana Brewster, Taylor Handley, Diora Baird, Matthew Bomer, Cyia Batten, Andrew Bryniarski, L.A. Calkins, Tim De Zarn, R. Lee Ermey

Recensione a cura di Harpo (voto: 4,0)

C'era una volta "Non aprite quella porta", capolavoro del cinema americano indipendente degli anni '70. Allo storico horror di Tobe Hooper seguirono tre sequel (di infima lega) ed un remake (anch'esso assolutamente evitabile, ma comunque ancora guardabile a cervello spento). Non del tutto soddisfatti, i produttori hanno deciso a distanza di tre anni dalla nuova versione e a trentadue dal capostipite di realizzare un prequel. Noi, in un slancio di sincerità, riprendiamo un importantissimo passo del Vangelo di Luca (per la precisione Lc 23,34, Passione): "Padre, perdonali, perché non sanno cosa fanno".

Dato che a Hollywood sembra prevalere l'equazione: "Regista penoso, per remake (o sequel o prequel) inguardabile = successo assicurato" i produttori hanno badato bene di pescare come direttore un amabile sig. nessuno: il suo nome è Jonathan Liebesman e noi ci siamo accorti della sua presenza soltanto nei titoli di coda. Ma intanto guardiamo ai lati positivi: tra i titoli di testa spicca il nome di un certo Michael Bay... Ringraziamo quindi il Signore che ci ha evitato l'onere di dover sostenere la visione di un film diretto dal re dei blockbuster. In effetti qui il buon Michael è solo produttore.
Dando quindi un occhiata ai membri del cast troviamo: Jordana Brewster (fenomenale gnoccona mora vista in "Fast & Furious"), Taylor Handley (poliedrico biondino, prima buono buono poi cattivo cattivo, visto in episodi di telefilm come "Dawson's Creek" o "The O.C."), Matthew Bromer (chi?!) e la straordinaria Diora Baird. Ora noi non vogliamo inserire alcuna informazione riguardante l'epilogo della pellicola, ma sappiate solo questo: le vere anime pulsanti di "Non aprite quella porta: l'inizio" sono indubbiamente le procaci forme di Diora; sin da subito lo spettatore viene catturato dalle sue invitanti curve. Man mano che passano i minuti, la pellicola perde attrattiva, ma per ovvi motivi le forme della Baird ne acquistano. Si aspetta e si spera, ma purtroppo lo spettatore (che di pazienza ne ha avuta fin troppa) non vede soddisfatti i propri desideri e il corpo di Diora non ci viene mai mostrato ignudo.
Auspichiamo, se non altro, che le notizie trapelate dal Vaticano e concernenti un eventuale processo di beatificazione dei pochi "eletti" arrivati in fondo alla pellicola non siano infondate. Attendiamo fiduciosi.

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