Recensione salvador - 26 anni contro
Recensione a cura di Mimmot
Era il mattino del 2 marzo del 1974 quando a Barcellona, nel carcere di Modelo, la garrote vil faceva il suo ultimo, crudele lavoro: uccideva Salvador Puig e segnava per sempre la vita ad una generazione di giovani, che si battevano per affermare gli ideali di libertà e di giustizia, e per cambiare il destino del loro Paese.
Tratto dal libro biografico di Francesc Escribano "Compte enrer - La historia de Salvador Puig Antig", "Salvador - 26 anni contro" è un film contro la pena di morte, ed è la storia di Salvador Puig Antich, il giovane uomo che la subì per ultimo, nella Spagna degli ultimi sussulti della dittatura franchista.
Nato nel 1948 a Barcellona, da una famiglia operaia, Salvador era il terzo di sei fratelli; il padre, Joaquim Puig, aveva militato nella Acció Catalana negli anni della Repubblica e, tornato dall'esilio in Francia, era stato condannato a morte e poi graziato all'ultimo minuto.
Salvador aveva iniziato gli studi presso un istituto religioso di Barcellona, ma era stato espulso per indisciplina; a 16 anni aveva cominciato a lavorare in fabbrica, come meccanico, pur continuando a studiare nei corsi serali dell'Istituto Joan Maragall, dove aveva fatto amicizia con un gruppo di ragazzi che sarebbero diventati tutti futuri compagni del MIL ("Movimiento Ibérico de Liberación"), un gruppo anarchico che lottava non solo contro la dittatura del Generalissimo Franco, ma anche per costruire una società senza più classi.
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