venerdì 21 novembre 2008

Recensione GRAZIE, SIGNORA THATCHER

Recensione grazie, signora thatcher




Regia di Mark Herman con Ewan McGregor, Tara Fitzgerald, Ronnie Stevens

Recensione a cura di Mimmot

Una delle principali attività economiche inglesi è stata per secoli l'estrazione del carbone, che ha dato lavoro a intere generazioni di lavoratori ed è stata, tra la fine del 700 e l'inizio dell'800, insieme alla macchina a vapore, uno dei principali fattori che hanno contribuito allo sviluppo industriale del paese, provocando cambiamenti in tutti gli aspetti della vita umana e la nascita dell'industria moderna.
Una rivoluzione tecnologica che ha comportato trasformazioni sociali ed economiche profonde, sempre più rapide ed in continua evoluzione, facendo dell'Inghilterra una potenza mercantile, marittima, coloniale e militare solida e temuta in tutto il mondo.
Tutto questo fino a quando, nel 1985, la politica economica, liberista ed antisindacale, attuata dal governo conservatore del primo ministro, signora Margareth Thatcher, non ha avviato un processo di smantellamento dell'industra carbonifera, provocando la chiusura selvaggia di oltre 140 miniere e, conseguentemente, la perdita del posto di lavoro per oltre 250.000 minatori.

Il piccolo capolavoro di Mark Herman narra, appunto, la storia (o un campionario di storie) di un gruppo di questi "umiliati ed offesi" che persero il posto e la dignità, con conseguenze devastanti per le persone e le loro famiglie.
Siamo nel 1989 nel villaggio di Grimley, nello Yorkshire, (una cittadina inesistente, immaginata da Herman come emblema e simbolo di tutte le cittadine del Nord dell'Inghilterra e del Galles che subirono le "cure" della Lady di ferro), in cui, dopo decenni di modesto benessere, dovuto allo sfruttamento della locale miniera di carbone, improvvisamente, sconsideratamente e cinicamente, intere famiglie si ritrovano gettate sul lastrico dalla dissennata politica governativa (da qui l'ironico titolo italiano "Grazie, signora Thatcher"; mentre il titolo originale inglese, "Brassed Off", significa letteralmente "cacciati via", ma allude anche agli ottoni, lo strumento principe della banda musicale di Grimley).
Lo sciopero dei minatori del 1984 è solo un brutto ricordo, ma non per gli abitanti di Grimley, che vivono sulla loro pelle le conseguenze della politica della signora Thatcher e si aggrappano a quelle miniera che, per quanto ancora produttiva, è considerata obsoleta ed antieconomica e, quindi, destinata a scomparire.
Per gli uomini le giornate a Grimley trascorrono tra il lavoro in miniera e le serate al pub con gli amici a bere una birra, ma sono le prove della banda musicale che determinano le maggiori soddisfazioni per quegli uomini; perchè per loro, alle soglie del licenziamento, la musica rimane lo spirito che sostiene il gruppo e l'unico antitoda alla depressione e allo sconforto.
Accanto alle lotte delle donne per evitare la chiusura della miniera, la Grimley Colliery Band rappresenta l'ultimo baluardo di una smarrita autostima, ma anche la forza dell'intero gruppo e l'espressione più autentica tra la dimensione lavorativa e la dimensione ludica dell'intera comunità che, nonostante tutto, ha ancora la forza di un sogno di riscatto che li porterà a farsi "sentire" a Londra, non solo con la forza degli ottoni ma anche con la forza della parola che dà corpo e voce ai drammi della disoccupazione, simili ai molti drammi che, ancora oggi, si consumano ogni giorno.

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