mercoledì 31 luglio 2013

Recensione IL PRIMO UOMO

Recensione il primo uomo




Regia di Gianni Amelio con Michel Cremades, Jacques Gamblin, Michael Batret, Maya Sansa, Jean-Benoit Souilh, Nicolas Lublin, Catherine Sola, Denis Podalydès, Ulla Bauguè, Nicolas Giraud, Jean-Paul Bonnaire, Jean-François Stévenin

Recensione a cura di Mimmot

"Ogni bambino contiene già i germi dell'uomo che diventerà"

Il 4 gennaio 1960 Albert Camus, scrittore e filosofo francese, premio Nobel per la letteratura del 1957 e uno dei padri dell'esistenzialismo ateo del '900, trovava la morte in un tragico incidente automobilistico, le cui dinamiche non sono state mai del tutto chiarite (si parla di un attentato del KGB come ritorsione per alcuni articoli scritti dallo stesso Camus contro l'invasione dell'Ungheria da parte della Unione Sovietica, ma è solo una supposizione). Un autore in rivolta contro gli schemi ideologici che si andavano cristallizzando nell'Europa della metà degli anni '50.
All'interno della macchina semidistrutta fu rinvenuto un manoscritto con alcune correzioni e cancellature e diverse varianti. Era la bozza incompiuta del romanzo "Le premiere homme" che Camus portava con sé al momento dello schianto mortale contro un albero, avvenuto nei pressi del comune di Villeblevine nell'Yonne.
Dopo un meticoloso lavoro di riordino il libro, ultimo atto di una ricerca di sé e del senso del proprio tempo, in cui sono contenuti i punti cruciali sulla sua visione filosofica della vita, venne pubblicato postumo nel 1994 a cura della figlia di Camus, Catherine.

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martedì 30 luglio 2013

Recensione LA RIFFA

Recensione la riffa




Regia di Francesco Laudadio con Giulio Scarpati, Elena Cantatore, Massimo Ghini, Monica Bellucci

Recensione a cura di peucezia

Francesco Laudadio, regista scomparso prematuramente nativo di Mola di Bari, si è distinto per la realizzazione di film originali per trama e contenuti.
Da ricordare "Topo Galileo" dedicato al delicato tema del nucleare che vedeva come protagonista l'allora comico Beppe Grillo.

Nel 1990 Laudadio gira a Bari un insolito film con un cast di buon livello (da segnalare, a parte il protagonista maschile, Massimo Ghini, Sandra Collodel e Giulio Scarpati) e nel ruolo di attrice protagonista gioca la carta di Monica Bellucci, all'epoca modella abbastanza nota a livello internazionale e che già aveva preso parte a una prima pellicola in un ruolo però secondario.

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lunedì 29 luglio 2013

Recensione RED STATE

Recensione red state




Regia di Kevin Smith con John Goodman, Michael Angarano, Melissa Leo, Jennifer Schwalbach Smith, Kyle Gallner, Michael Parks, Gary Sievers

Recensione a cura di dubitas (voto: 6,5)

Ci sembra strano che Kevin Smith, famoso regista di commedie come "Clercks", "Dogma" e Jersey Girls, diriga un horror movie. Ed in effetti non è proprio così.
"Red State" non è proprio un horror, ma un action movie con alcuni elementi horror e altri da commedia, che si mescolano perfettamente dando vita ad un prodotto interessante ed originale, ma con alcuni difetti (che poi analizzeremo).

Trevis (Michael Angarano), Jarod (Kyle Gallner) e Billy-Ray (Nicholas Braun), tre adolescenti colpiti da una tempesta ormonale, si danno incontro con una donna di facili costumi in un camper in mezzo al bosco. Fortuna vuole che durante il tragitto si scontrino con l'auto di uno sceriffo, il quale darà loro la caccia infuriato e desideroso di giustizia.
Appena entrati nella piccola abitazione, vengono costretti a bere della birra, una miscela esplosiva di sonniferi o droga che li porta ad addormentarsi nel giro di pochi minuti. Proprio così, verranno portati attraverso gabbie animalesche nella villa di Albin Cooper (Michael Parks), un pastore fanatico religioso che predica contro l'omosessualità e la fornicazione, spinto da un reverenziale timore verso Dio. Al suo seguito ci sono vari proseliti, che lo vedono come una guida spirituale, l'unico in grado di risvegliare in loro la fede divina. Dopo un martellante e pedante discorso contro gli omosessuali, che definisce come dei malati in grado di diffondere i peggiori costumi nella società, utilizza i suoi ostaggi come agnelli sacrificali, uccidendoli ad uno ad uno nei modi più atroci (una pistola in tempia per intenderci). Un gruppo di poliziotti irrompe nella villa ed inizia una sparatoria alla "call of duty": terroristi fanatici dotati di artiglieria pesante contro sceriffi locali, chi vincerà la "guerra"?

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venerdì 26 luglio 2013

Recensione ABBANDONATA DAL DESTINO

Recensione abbandonata dal destino




Regia di Peter Levin con Thora Birch, Michael Riley, Robert Bockstael, Makyla Smith, Kelly Lynch, Ellen Page

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 9,0)

La vera storia di Liz Murray raccontata da Peter Levin.

Liz Murray, figlia di tossici, cresciuta in un contesto squallido e degradato, dopo il ricovero forzato della madre, si ritrova a dover affrontare da sola la vita. La giovane Liz si accorge ben presto di possedere un'intelligenza ben al di sopra della media (ereditata dal padre da come si evince sin dalle prime scene) e grazie alla sua voglia di riscatto e alla sua forza di volontà riesce ad aprirsi le porte di una delle più grandi e celebri università americane, Harvard.

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giovedì 25 luglio 2013

Recensione WOLVERINE: L'IMMORTALE

Recensione wolverine: l'immortale




Regia di James Mangold con Hugh Jackman, Brian Tee, Hiroyuki Sanada, Hal Yamanouchi, Will Yun Lee, Rila Fukushima, Tao Okamoto

Recensione a cura di JackR

In seguito alla tragica morte di Jean Grey (Famke Janssen), Logan (Hugh Jackman) ha abbandonato l'identità di Wolverine e vive isolato dal mondo, tormentato dagli incubi e dal rimorso. Yashida (Hal Yamanouchi), un ex ufficiale giapponese ormai in punto di morte, che Logan aveva salvato dal disastro nucleare di Nagasaki, invita Logan a Tokyo per un estremo saluto. Giunto al capezzale del vecchio amico, Logan scopre che Yashida vuole anche ripagare il suo debito: le tecnologie messe a punto dalle sue industrie possono privare Wolverine del fattore rigenerante e regalargli una vita normale, la vecchiaia e la morte. Logan rifiuta e nella notte Yashida muore. Al funerale la Yakuza tenta di rapire Mariko (Tao Okamoto), la giovane nipote di Yashida. L'intervento di Wolverine è risolutivo, ma le ferite riportate non guariscono più come prima...

I continui riferimenti agli eventi di "The Last Stand", la presenza di Jean Grey e la collocazione temporale delle vicende fanno di "Wolverine - L'immortale" il sequel diretto del film di Brett Ratner, proprio come "Iron Man 3" è a tutti gli effetti più il sequel di "Avengers" che quello di "Iron Man 2". E' un concetto che può destare qualche perplessità se non si ha confidenza con le logiche dei fumetti Marvel, ma è fondamentale per giudicare obiettivamente il film. La lunga scena contenuta nei titoli di coda consolida tale tesi: a tutti gli effetti, essa è un teaser trailer per il capitolo successivo, ovvero "Days of Future Past", il film del 2014 che farà convergere le timeline dei primi tre X-Men e di "X-Men: L'Inizio" (alla faccia delle palesi incongruenze tra le due).

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mercoledì 24 luglio 2013

Recensione RUGHE

Recensione rughe




Regia di Ignacio Ferreras con -

Recensione a cura di JackR

Emilio e Miguel sono compagni di stanza in una casa di riposo per anziani. Emilio, ex direttore di banca, è appena arrivato, portato dal figlio che non vuole più occuparsene, e Miguel, che invece non ha nessuno, si offre di fargli da cicerone, introducendolo alle varie attività dell'istituto e presentandogli gli altri ospiti. Miguel, pur avendo l'antipatica tendenza a sfruttare gli ospiti meno lucidi per sottrar loro del denaro, si rivela prezioso per Emilio quando i sintomi dell'Alzheimer iniziano a manifestarsi ed Emilio corre seriamente il rischio di finire al piano di sopra, dove ci sono gli ospiti che hanno bisogno di assistenza continua...

Film come "Rughe" ("Arrugas") dimostrano le potenzialità dell'animazione, sottolineando che gli unici limiti sono quelli imposti dalla fantasia degli autori, sempre più impigriti dalle meraviglie tecniche dell'era digitale. Paradossalmente, il genere che per eccellenza è associato ad un pubblico infantile si dimostra il più adatto a raccontare la storia di un anziano che scivola lentamente nell'incubo dell'Alzheimer. Il film di Ignacio Ferreras, che riprende lo stile ed il character design dell'omonima opera a fumetti di Paco Roca da cui è tratto, è costato due milioni di euro e non ha goduto di una distribuzione internazionale adeguata, confinato principalmente al circuito dei festival. Non deve aver aiutato lo stile essenziale, una veste estetica lontanissima dai canoni contemporanei della computer grafica, scarna e bidimensionale, probabilmente limitata anche dal budget. Tali limiti sono però immediatamente superati: è sufficiente la prima scena a rivelare che Ignacio Ferreras è in grado di usare tutti i vantaggi dell'animazione per raccontare la storia di Emilio. La transizione dall'ufficio della banca nella testa di Emilio alla realtà è sufficiente a catturare l'attenzione dello spettatore per non lasciarla più.

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martedì 23 luglio 2013

Recensione THE PACK

Recensione the pack




Regia di Franck Richard con Yolande Moreau, Émilie Dequenne, Philippe Nahon, Matthias Schoenaerts, Benjamin Biolay, Ian Fonteyn, Brice Fournier, Georges Lini, Philippe Résimont, Nicolas Leroy, Mathieu Bouteligier, François Doms, Benoît Vivien

Recensione a cura di dubitas (voto: 4,5)

Una ragazza (Émilie Dequenne) mentre fa i conti con dei depravati motociclisti che la pedinano per la strada, incontra un uomo molto promettente (Benjamin Biolay), che la aiuta a salvarsi dal pericolo e la conduce in una desolata locanda gestita da una vecchia e corpulenta donna (Yolande Moreau), chiamata "signora Pack".
Scongiurato il pericolo dei motociclisti, che decidono di darsi alla fuga dopo le minacce ricevute dalla Pack, la protagonista perde di vista il suo compagno e si mette a cercarlo per tutta la notte. Fin quando viene stordita e rinchiusa in una cella, proprio dall'uomo che l'aveva salvata, figlio della barista. I due si riveleranno dei pazzi squilibrati che praticano torture e omicidi, vivendo fuori legge senza possibilità di essere scoperti. Poi però ecco l'aggiunta di altri villains: un'orda numerosa di mostruose creature in cerca di sangue, al servizio delle quali lavorano i due pazzi sopraccitati: una specie di hobbits pelle-ossa con facce deturpate che mutilano con i loro morsi gli arti delle povere vittime catturate dalla signora Pack.

Franck Richard ci mette poco per rivelare la sua passione per il cinema del passato ed infarcisce la sua pellicola di stereotipi ed elementi topici dell'horror, creando una serie di richiami con "The Descent", "Calvaire" e "Frontiers". La nazionalità franco-belga inoltre fornisce ottime aspettative in merito, se pensiamo ad esempio a piccoli gioielli prodotti proprio in questo paese ("Martyrs", "A l'interieur"), che hanno riscosso successo in tutta Europa. Peccato che l'opera del cineasta al suo esordio sia davvero lontana dalla bellezza e dal fascino delle pellicole a cui fa riferimento. C'è poco, se non nulla, da salvare; colpa di una sceneggiatura paragonabile ad un formaggio emmenthal: gustoso sì, ma pieno di buchi. Un paragone per dire che la storia non è costruita con un filo logico, infatti sequenze, fatti, conseguenze si snodano senza una vera e propria ragione. Alleanze, discrepanze, colpi di scena, interventi imprevedibili di personaggi risultano così illogici, poco curati e incomprensibili.

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lunedì 22 luglio 2013

Recensione VIVA LA LIBERTA'

Recensione viva la liberta'




Regia di Roberto Andò con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto, Judith Davis, Eric Trung Nguyen, Andrea Renzi, Gianrico Tedeschi, Massimo De Francovich, Renato Scarpa, Lucia Mascino

Recensione a cura di peucezia

E' davvero un piccolo gioiello questo film firmato da Roberto Andò, dove ogni cosa funziona, come l'ingranaggio minuscolo di un orologio, a cominciare dall'interpretazione di Toni Servillo che si sdoppia in due gemelli uguali e diversi, riuscendo a dare a entrambi le giuste sfumature caratteriali, ma è anche ottimo Valerio Mastandrea, freddo e lucido ma anche malinconico di una malinconica espressa con gesti ed eloquenti espressioni facciali.

Ispirato vagamente al "Fu Mattia Pascal" di Pirandello e pervaso comunque da un'aura pirandelliana per toni e temi, ma anche a "Il profeta", film di fine anni Sessanta con uno strepitoso Vittorio Gassman nei panni di un onorevole baciapile e di un fratello alternativo che poi lo sostituisce, "Viva la libertà" ritorna alla riflessione politica senza essere per questo capzioso: il protagonista è il leader dell'opposizione che dopo un episodio forte di contestazione si cerca una sorta di buen retiro a Parigi da una sua ex, mentre per ovviare al vuoto di potere, pericolosissimo con la situazione politico-sociale sempre sul filo del rasoio, a sostituirlo ci pensa il gemello, filosofo e malato di sindrome bipolare che al contrario riporta fiducia e consensi con le sue frasi criptiche ma al contempo spronanti.

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venerdì 19 luglio 2013

Recensione THE HUMAN CENTIPEDE

Recensione the human centipede




Regia di Tom Six con Akihiro Kitamura, Dieter Laser, Andreas Leupold, Ashley C. Williams, Ashlynn Yennie

Recensione a cura di dubitas (voto: 7,0)

Questa è la volta dei Paesi Bassi, coadiuvati dal Regno Unito, ormai confermatosi all'altezza del genere con pellicole come "Eden lake". Una grande occasione per i due paesi di sfornare un prodotto avvincente e innovativo, che possa turbare e scioccare il pubblico europeo.
Diretto dal regista olandese Tom Six, cineasta alle prime armi ancora poco popolare (ma molto talentuoso), "The human centipede" sarà così apprezzato da vincere il premio di miglior film e miglior attore (Dieter Laser) nella categoria horror all'Austin Fantastic Fest, al Ravenna Nightmare Film Fest e al Sainte Maxime International Horror.

Due giovani ragazze, in viaggio attraverso la Germania, sono vittime di diverse disavventure il giorno in cui progettano di andare a ballare in discoteca. Le ruote della loro macchina si fermano improvvisamente a causa di un guasto ed il tempo si fa improvvisamente brutto, tanto che inizia a piovere a dirotto. Spaesate e disorientate chiedono aiuto ad un passante, un locale pervertito e volgare in cerca di "sesso", ed infine decidono di bussare ad una casa del posto, sperando di poter trovare un telefono per chiamare il servizio taxi. Ma non sanno che entrare in quella casa sarà l'errore più grande della loro vita: ad accoglierle c'è il Dr.Heiter (si legge "Haiter"), un sadico neo-nazista che esercita illegalmente la sua professione di "chirurgo in pensione", eseguendo operazioni macabre e inquietanti sui suoi poveri pazienti. Il suo recente progetto (mostrato con delle slide) è quello di creare un centopiedi unendo 3 corpi umani (vivi) attraverso ano-bocca.

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giovedì 18 luglio 2013

Recensione COME OUT AND PLAY

Recensione come out and play




Regia di Makinov con Daniel Giménez Cacho, Ebon Moss-Bachrach, Vinessa Shaw

Recensione a cura di marcoscafu

Beth (Vinessa Shaw, "Eyes wide shut" e "Quel treno per Yuma") e Francis (Ebon Moss-Bachrach, "I Tenenbaum" e "Stealth-Arma suprema") sono una giovane coppia desiderosa di visitare una sperduta isoletta prima di diventare genitori. Arrivati sul posto si accorgono che non ci sono adulti, ma solo ragazzini. Increduli e meravigliati provano a parlare con alcuni dei bambini per cercare di capire cosa sia successo, ma i marmocchi risultano non solo riluttanti a qualsivoglia tipo di dialogo, ma anche piuttosto... violenti, e renderanno decisamente poco gradevole la giornata di vacanza dei futuri genitori.

Sinossi volutamente breve per lasciare il giusto spazio alle considerazioni su un film che è meritevole di una gustosa visione in compagnia. Molti, leggendo le righe qui sopra, penseranno ad una sorta di "Il signore delle mosche" o "Grano rosso sangue", che non risulterà una considerazione tanto distante dal vero, tranne poi rendersi conto, nell'esplosione di violenza finale, che qui si va ben oltre. Meno raffinato, meno pulito, anche meno nobile, se vogliamo, dei due sopracitati più conosciuti. E la prima, macroscopica, differenza, sta proprio nei terribili protagonisti e nelle loro fattezze: simpatici non lo erano particolarmente nemmeno nelle due grandiose produzioni americane, ma in questo prodotto messicano risultano estremamente brutti, sporchi e cattivi (come direbbe Ettore Scola).

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martedì 16 luglio 2013

Recensione NON TI CONOSCO PIU'

Recensione non ti conosco piu'




Regia di Nunzio Malasomma con Vittorio De Sica, Elsa Merlini, Enrico Viarisio, Vanna Vanni, Giovanni Manurita, Agostino Salvietti

Recensione a cura di peucezia

Tratto da una commedia di Aldo De Benedetti, il film ispirò nel 1980 la pellicola "Non ti conosco più amore" interpretata da Monica Vitti e Johnny Dorelli.
"Non ti conosco più" esce nelle sale nel 1934 con la regia di Nunzio Malasomma, abbastanza noto all'epoca, e vede come interpreti principali una giovane Elsa Merlini, affiancata da Enrico Viarisio e da un giovanissimo e non ancora all'apice della popolarità Vittorio De Sica. La durata della pellicola è di poco più di un'ora, secondo il costume dell'epoca, ma anche perché riprende in toto il testo teatrale dell'autore De Benedetti.

Pieno stile "telefoni bianchi" con protagonisti appartenenti all'alta borghesia che vivono in ville maestose e sono circondati da una servitù efficiente ma al tempo stesso pettegola e solidale.
La protagonista Luisa, pur appena venticinquenne, è sposata già da cinque anni a un uomo che sembra molto più anziano di lei ma, sia fisicamente che nel modo di essere, agli occhi di uno spettatore di oggi potrebbe tranquillamente passare per ultraquarantenne. Luisa è una donna bisbetica e insoddisfatta (secondo l'ideologia "misogina" del regime fascista) mentre il consorte, che non manca di concedersi qualche spasso con la disponibile segretaria, sembra una vittima predestinata.
Commedia degli equivoci alla francese basata sulla presunta amnesia di Luisa, che improvvisamente non riconosce più il legittimo consorte e pretende al contrario di essere maritata al giovane clinico che suo marito ha chiamato per determinarne la patologia.

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lunedì 15 luglio 2013

Recensione WORLD WAR Z

Recensione world war z




Regia di Marc Forster con Brad Pitt, Mireille Enos, Eric West, Matthew Fox, James Badge Dale, David Morse, Elyes Gabel, Michiel Huisman, David Andrews, Trevor White, Sterling Jerins, Daniel Newman, Nikola Djuricko

Recensione a cura di marcoscafu

Gerry Lane (Brad Pitt, "Fight Club" e "Seven") è un ex investigatore delle Nazioni Unite chiamato a tornare in campo per salvare il mondo prima che venga distrutto dalla pandemia zombie che sembra esplosa in ogni parte del globo. Scatenata da un virus, il nostro eroe deve scoprire, insieme ad un giovane virologo, da dove è partita, individuare il paziente zero e trovare, se possibile, una soluzione.

La prima tappa è la base aerea statunitense in Corea del Sud, Camp Humphreys, dove perde subito la vita proprio lo scienziato a causa di un attacco degli infetti. Nella seconda missione, a Gerusalemme, Gerry inizia ad accorgersi di un possibile punto debole del virus, idea che lo porta nel centro ricerche dell'OMS a Cardiff, dove purtroppo pochi superstiti sono tenuti in una sorta di ostaggio da zombie "dormienti", che non sentendo rumori e odori umani, camminano con la tipica andatura caracollante piuttosto che correre come finora si era visto. Per sopravvivere e portare al mondo una risorsa, Gerry dovrà mettere a dura prova il suo coraggio iniettandosi per primo una fiala dal contenuto per lui sconosciuto.

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giovedì 11 luglio 2013

Recensione SCREAM

Recensione scream




Regia di Wes Craven con David Arquette, Neve Campbell, Courteney Cox, Matthew Lillard, Rose McGowan, Skeet Ulrich, Jamie Kennedy, W. Earl Brown, Drew Barrymore

Recensione a cura di dubitas (voto: 7,5)

Il metacinema è il cinema che mostra e parla di se stesso, sono i film che descrivono i meccanismi di funzionamento del linguaggio utilizzato. È quel cinema che, consapevole di sé, delle proprie strutture e dei propri stili, dei propri meccanismi produttivi ed economici e della propria storia, decide di scoprire l'inganno, di rivelare il trucco.

Ecco, proprio quello che fa "Scream". Gioiellino semi-cult di Wes Craven, regista che ha dato vita alla saga "Nightmare", "Le colline hanno gli occhi", ma che ha anche deluso la critica statunitense presentando clamorosi flop ("Summer of fear" o il più recente "My soult to take" giusto per fare qualche nome). Innegabilmente però egli è un regista abile ed esperto, che conosce bene il genere horror, lo ama e mostra questa sua passione in "Scream", citando continuamente capisaldi della cinematografia passata, mostrando una certa ammirazione verso Carpenter (Halloween) e omaggiando se stesso con alcuni espedienti narrativi.

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