Recensione the lost city
Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli
"The Lost City" è l'interessante esordio alla regia dell'attore cubano Andy Garcia (Andrés Arturo García Menéndez), che non si presenta soltanto nella duplice veste di attore e di regista, ma è anche produttore del film ed autore delle musiche originali.
Il film è il risultato di un progetto che Garcia coltivava fin dai primi anni ottanta. In un'intervista egli ha dichiarato che dopo aver cercato di scrivere alcuni abbozzi di sceneggiatura, che non lo soddisfacevano, un suo amico gli suggerì la lettura di un libro di Guillermo Cabrera Infante intitolato "Tre Tigri Tristi". L'incontro con Infante fu la chiave di volta del progetto. Ispirandosi al libro, i due autori hanno scritto insieme la sceneggiatura di "The Lost City" (lo script elaborato da Garcia era un lavoro di ben 306 pagine, ma dopo la collaborazione con Infante fu ridotto a 120).
A quel punto mancavano soltanto i soldi per realizzare il sogno dell'attore cubano. Per un periodo di ben sedici anni, Andy Garcia ha cercato i finanziamenti presso le case di produzione del cosiddetto cinema indipendente. Intanto la sua notorietà stava crescendo e il suo curriculum di attore si arricchiva di interpretazioni sempre più importanti. Dopo una non troppo lunga gavetta televisiva che comincia nel 1978 ed arriva al 1986, gli furono assegnati ruoli di rilievo in produzioni "importanti". Nel 1986 lo vediamo comparire al fianco di Jeff Bridges in "Otto Milioni di Modi per Morire". Il 1987 fu l'anno de "Gli Intoccabili", che, essendo diretto da uno dei migliori registi viventi ed interpretato da mostri sacri come Robert de Niro e Sean Connery, lo presentò al grande pubblico affiancando il suo nome ed il suo volto a quello dei grandi. Il primo ruolo da protagonista arriva finalmente nel 1990 con "Affari Sporchi". Nonostante che il suo astro fosse in rapida ascesa, i fondi per realizzare il suo progetto ancora non si trovavano. Questo gli ha lasciato il tempo per approfondire le letture sulla Cuba della sua infanzia continuando a coltivare e a rielaborare il proprio sogno.
Una volta trovati i fondi necessari alla realizzazione del film Garcia ha radunato un cast internazionale di alto livello, lasciando molto spazio agli attori di origine latina ai quali ha assegnato i ruoli principali, ad eccezione di quello dello scrittore senza nome interpretato da Bill Murray, di quello del fratello di don Federico interpretato dall'attore texano Richard Bradford (conosciuto da Garcia sul set de "Gli Intoccabili" dove interpretava il ruolo del corrotto capo della polizia di Chicago) e del cammeo del malavitoso Meyer Lansky interpretato da Dustin Hoffman. Troviamo la splendida attrice spagnola Inés Sastre, un redivivo Steven Bauer, che, benché abbia sempre lavorato tantissimo, in Europa non lo si vedeva in un film di rilievo dai tempi di "Traffic" (2000), il caratterista Juan Fernàndez che qui interpreta il presidente Batista, un eccellente Tomas Milian.
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