Recensione il mercante di pietre
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Recensione a cura di fidelio.78
"Ricordati di dimenticarla", il libro di Corrado Calabrò a cui è (molto) liberamente ispirato il film, parla della rivoluzione sessuale nell'Italia a cavallo degli anni 60-70. Martinelli (regista di Vajont, Porzus, Piazza delle cinque lune) riadatta la storia trasportandola ai giorni nostri sostituendo lo scontro politico-generazionale con quello tra occidente e Islam.
Leda e Alceo sono una coppia borghese italiana che ha vissuto sulla propria pelle il dramma del terrorismo: lui (un professore ossessionato dagli eccessi della cultura islamica) perdendo le gambe in un attentato terroristico a Nairobi, lei (moglie devota al marito mutilato) uscendo indenne da una sparatoria in aeroporto tra terroristi e agenti segreti.
I nomi portano subito l'attenzione su una sceneggiatura forse troppo pretenziosa: Leda (un'affascinante Jane March) è la fanciulla sedotta da Zeus sotto forma di cigno, mentre Alceo (un monocorde Jordi Mollà), altro nome evocativo, è un poeta di Mitilene contemporaneo di Saffo.
Dopo lo sventato attentato all'aeroporto, i coniugi decidono di partire per la Cappadocia dove incontrano Ludovico Vicedomini (un H. Keitel sottotono), un mercante di pietre italiano convertitosi all'Islam. Il mercante seguirà Leda a Roma confessandole il suo amore e tra i due inizierà così una storia d'amore dagli sviluppi alquanto ovvi. Dall'estrema prevedibilità alla rozzezza dei dialoghi è tutto un banalizzare continuo di situazioni e personaggi mostrati con una regia eccessiva e fuori luogo.
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