Recensione 2046
Recensione a cura di martina74 (voto: 9,0)
Dove si conclude "In the mood for love" inizia "2046": un tempo antico, un albero, un segreto ed un buco nel tronco in cui custodirlo.
Per chi non ha visto il precedente capolavoro di Wong Kar Wai, è bene anticipare che questo "2046" apparirà incompleto, anche se non si può definire in senso stretto un suo seguito.
Il protagonista è sempre Chow, giornalista e scrittore tornato a Hong Kong dopo un volontario esilio di tre anni a Singapore. La vicenda, che si svolge a partire dal 1966, lo vede dolente e solitario in un dozzinale albergo, mentre tenta di mantenersi scrivendo articoli di costume quando fuori dalle mura del misero edificio e fuori dalla sua esistenza di seduttore si succedono i turbolenti avvenimenti della Storia.
In verità, tuttavia, quel che importa in questo lavoro di Wong Kar Wai non è la trama, ma lo sguardo obliquo e indagatore del regista nella vita intima e nella coscienza dello scrittore, perso nelle sue innumerevoli conquiste che si susseguono nell'impossibile compito di dimenticare Li-zhen, l'Amore che gli ha sconvolto la vita e che l'ha reso fragile al punto da doversi costruire attorno la corazza di un seduttore impenitente, che sembra uscito direttamente da un noir del Dopoguerra. Brillantina sui capelli ed espressione sfacciata, Chow vaga da una relazione all'altra senza esserne coinvolto, addirittura umiliando le sue amanti trattandole come prostitute, negandosi e facendosi desiderare con un'immagine sempre viva nella mente: quella della seconda Li-zhen (una splendida eD oscura Gong Li) conosciuta a Singapore, che ha avuto il potere di evocare la prima Li-zhen, quella dell'amore immacolato e impossibile raccontato nel delicatissimo "In the mood for love".
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