giovedì 27 marzo 2008

Recensione PERSEPOLIS

Recensione persepolis




Regia di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud con Catherine Deneuve, Danielle Darrieux, Simon Abkarian, Gena Rowlands, Chiara Mastroianni, Tilly Mandelbrot

Recensione a cura di peucezia (voto: 8,0)

E' un autentico gioiellino questo film d'animazione che è stato candidato all'oscar 2008 e che si è meritato 15 minuti di ovazione a Cannes.
Bildungsroman, storia di formazione della sua autrice Marjane Satrapi, una giovane iraniana che ha tradotto in un'ora e mezza i quattro volumi della sua graphic novel (romanzo a fumetti), "Persepolis" si avvale di una tecnica antica ma al tempo stesso innovativa per chi ormai vede i cartoni animati generati solo dai pixel e non più dalle cartelle disegnate come si faceva una volta: bianco e nero con stralci di colore (la scelta ha un significato simbolico in quanto si sceglie di colorare solo l'aeroporto di Parigi dove l'autrice risiede e dove è "nata" per la seconda volta), disegno bidimensionale che può alla lontana ricordare lo stile del nostro Luzzati, voluta astrazione un po' favolistica, tratto semplice per raccontare una storia che di fiabesco non ha nulla.
La Satrapi racconta in prima persona, prima da bambina, quindi da giovane donna, degli eventi che hanno profondamente segnato il suo paese, l'Iran, ma anche il mondo intero. L'autrice non si sofferma in maniera capillare sui fatti storici: così non si parla dell'ayatollah Khomeini o di Saddam Hussein né degli ostaggi nell'ambasciata americana, ma di quello che una ragazza appartenente a una famiglia normale, forse solo più aperta e colta rispetto alla media del Paese, ha potuto soffrire con i cambiamenti avvenuti nella società della sua nazione.

Marjane inizia come una bimba allegra e fantasiosa che parla con Dio, ma gli avvenimenti finiscono col ferirla profondamente perché colpiscono la sua patria, la sua famiglia e lei in quanto donna, essere umano che il nuovo regime tende fortemente a ridimensionare. Le donne della famiglia Satrapi sono evolute ed intelligenti; la madre e la nonna fumano tranquillamente e guidano l'auto, ma sono costrette a piegarsi almeno fuori di casa alla logica del velo ed alle umiliazioni che i guardiani della repubblica, uomini barbuti tutti uguali, infliggono loro in quanto esseri "inferiori".
Si parla di esecuzioni di avversari del nuovo regime (compreso uno zio di Marjane) come anche del pauroso ritorno al passato compiuto dall'Iran, che pure tanto sperava dopo aver abbattuto il precedente scià Pahlavi; tuttavia la scelta dell'animazione, pur puntando comunque dritto agli occhi ed al cuore dello spettatore, mantiene un'aura sospesa: ne sono esempio i dialoghi con la divinità barbuta, i fiori che la nonna mette sempre per sentirsi profumata, che invadono lo schermo e danno per un attimo l'illusione di sentire l'aroma sprigionarsi.

[...]

Leggi la recensione completa del film PERSEPOLIS su filmscoop.it

Nessun commento: