martedì 4 marzo 2008

Recensione RENDITION - DETENZIONE ILLEGALE

Recensione rendition - detenzione illegale




Regia di Gavin Hood con Reese Witherspoon, Jake Gyllenhaal, Meryl Streep, Alan Arkin, Skylar T. Adams, Robert Clotworthy, Coco d'Este, David Fabrizio, Bob Gunton, Bob Gunton

Recensione a cura di Mimmot

Extraordinary Rendition (consegna straordinaria, ovvero operazione al limite della legalità): è così che viene indicata la aberrante pratica operata dalla CIA che consente al governo di Washingthon di rapire e sequestrare con azioni segrete cittadini stranieri (soprattutto mediorientali) residenti negli Stati Uniti, ritenuti pericolosi per la sicurezza della Nazione perchè sospettati di far parte di associazioni terrorostiche, e trasportarli oltreoceano con voli speciali in prigioni segrete a disposizione dei servizi segreti USA (nell'Europa dell'est, in Romania e Polonia e anche in nord Africa e Asia) per essere interrogati in modo "non convenzionale" (cioè al di fuori delle regole internazionali che vietano la tortura), al fine di strappare con la forza "confessioni" considerati importanti per la lotta al terrorismo.
Una perversa ed illegale attività lesiva dei diritti umani e contraria ai principi ispiratori della "democrazia americana", sviluppata, purtroppo, sotto l'amministrazione Clinton e cresciuta in modo esponenziale sotto l'amministrazione attualmente in carica, specie dopo l'attentato dell'11 settembre al World Trade Center, quando il provvedimento ha assunto livelli insostenibili diventando una pratica sempre più rilevante ed abusata con il passare del tempo, fino quasi ad essere legittimata nella consapevolezza della gente.

Il crollo delle Twin Towers ha segnato una svolta nella politica americana nei riguardi dei diritti civili, che sono stati clamorosamente ridimensionati se non addirittura spazzati via, come succede nel caso dell'extraordinary rendition, della quale abbiamo avuto un esempio anche in Italia con il sequestro dell'imam egiziano Abu Omar, rapito in pieno giorno a Milano da 26 agenti della Cia nel febbraio del 2003, con la probabile complicità del SISMI.
La propaganda, da parte sua, ha contribuito a far addormentare le coscienze legittimando pratiche antidemocratiche come, per esempio, nel caso delle guerre preventive (che sono diventate una costante) e alimentando l'equazione arabo=terrorista, ritenuta ormai un assioma.
Ma non si tratta solo di una questione di etica bellica o di motivazioni politiche-psicologiche, che sono alla base di una politica certamente antidemocaratica ma quantomeno comprensibile; sono le libertà civili che sono state violentate, è la politica che si è fatta più aggressiva, è il clima di sospetto e di diffidenza che si è ormai largamente diffuso (o è stato proditoriamente diffuso) nel Paese da parte di un Governo che, in nome della lotta al terrorismo ed in difesa della democrazia, e per garantire la libertà, non si fa scrupolo di infrangere le leggi e violare i diritti umani.
Certo la paura gioca un ruolo molto importante in questo stato di cose (e lo sa bene chi ha interesse a diffonderla a macchia d'olio): fa vedere nemici in ogni luogo, nella gente che incontri, in ogni individuo che ha la pelle un po' più scura; il nemico si nasconde nel più insospettabile degli uomini, nel tizio della porta accanto, in colui che conosciamo per averlo incontrato tutte le mattine alla fermata del bus, a cui non abbiamo mai rivolto la parola o un cenno di solidarietà, in colui che ci siede accanto in treno o in aereo, nell'uomo che spinge il carrello della spesa al supermercato.
Eppure è proprio questa paura che diventa un'arma a doppio taglio, un'arma di propaganda per gli estremisti islamici; perchè, come riflette l'agente della CIA Douglas Freeman, "per ogni persona che seviziamo, creiamo dieci, cento, mille persone che ci odiano"; perchè inneschiamo una spirale perversa in cui non ci riesce più di capire chi è nel giusto e chi è in errore; perchè non si riesce più ad uscire da una situazione che si è fatta ormai talmente complicata, da non lasciare intravedere uno spiraglio che possa porre fine a questo stato di cose.

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