mercoledì 23 novembre 2011

Recensione HEIMAT

Recensione heimat




Regia di Edgar Reitz con Dieter Schaad, Michael Lesch, Gertrud Bredel, Marita Breuer

Recensione a cura di elio91 (voto: 9,5)

Potremmo ridurre il significato della parola tedesca" Heimat" in italiano con Patria. In realtà è qualcosa di ben più profondo e significativo di un sentimento patriottico: scava a fondo nelle radici, nel senso di comunità. È il luogo nativo da cui tutti partono e in cui tutti, irrimediabilmente e senza eccezioni, ritornano.

È anche il nome di una delle opere più imponenti di sempre del cinema tedesco, pensata, scritta e diretta da Edgar Reitz. Un film diviso in tredici parti che affronta la storia della Germania dal 1919 al 1982 attraverso la vita di un paesino dell'Hunsruck di nome Schabacch, paese inventato, anche se dalle origini profonde nella biografia di Reitz, che da un posto simile è partito per Monaco ad iniziare la sua carriera di regista.
Certo, strutturare qualcosa di tanto complesso richiede tempo e bravura: ambizioso fino all'inverosimile per quello che vorrebbe rappresentare, il film dura quasi ben 16 ore suddivise in 13 capitoli.
Attenzione però a non confondere lo stile di "Heimat con quello di una qualsiasi serie tv dei giorni nostri, in quanto è cinema allo stato puro che non ha paura di sperimentare: dal bianco e nero che passa al colore, fino alle musiche splendide e sperimentalii di Mamangakis), Reitz riesce a dettagliare gli episodi, rendendoli quasi autoconclusivi, ma, in quanto capitoli di un romanzo più vasto, vanno ovviamente intesi nell'opera d'insieme. E non deve stupire questo riferimento alla letteratura, se lo stesso regista ha affermato più volte di aver preso spunto da essa per concepire questo suo progetto.

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