Recensione kung fu panda 2
Recensione a cura di JackR
Lo spudorato approccio commerciale di DreamWorks all'animazione, che portava a film fatti di molta tecnica e pochissimo cuore, ha portato negli anni milioni di dollari di incassi nelle casse della major statunitense, ma più bocciature che applausi da parte della critica internazionale. Dopo "Shrek", nessun film DreamWorks ha avuto la stessa carica, la stessa voglia di rottura con il passato, la stessa qualità. Si sono scelte strade comode e infantili, con il conforto del ritorno economico: "Kung Fu Panda" non ha fatto eccezione.
Tecnicamente eccelso, era di una banalità sconfortante (non aiutata da un pessimo Fabio Volo scelto per l'edizione italiana) per chiunque non mirasse ad un Happy Meal contenente uno dei personaggi del film.
Da "Dragon Trainer" in poi, però, il vento è cambiato: "Kung Fu Panda 2" resta un prodotto essenzialmente destinato ad un target diverso – ad esempio – da "Up", ma come film di puro intrattenimento si può solo applaudire ad un tale miglioramento rispetto al primo episodio.
Po (Jack Black, bravissimo) protegge la Cina in qualità di guerriero Dragone, mentre si allena per cercare la pace interiore e completare il suo addestramento di kung fu. Quando nella città di GongMen il malvagio pavone Shen torna a rivendicare a suon di cannonate il regno da cui era stato esiliato anni prima, Po e i cinque guerrieri devono affrontare un nemico che con la sua letale arma minaccia non solo la Cina, ma anche lo stesso significato del kung fu.
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