venerdì 25 novembre 2011

Recensione LA CANZONE DI CARLA

Recensione la canzone di carla




Regia di Ken Loach con Robert Carlyle, Oyanka Cabezas, Scott Glenn, Salvador Espinoza

Recensione a cura di Mimmot

Dopo essere stato per anni il cantore appassionato dei proletari britannici, dopo aver narrato con grande partecipazione la guerra civile che nel 1936 insanguinò la Spagna, con "La canzone di Carla" Ken Loach rivolge la sua attenzione al Nicaragua e alla guerra che negli anni '80 oppose i Contras ai Sandinisti che, in seguito ad una rivoluzione popolare, avevano instaurato nel paese un sistema di ispirazione marxista.
Una guerra intestina fomentata dagli USA e dal loro braccio armato, la CIA, che appoggiava, attrezzava e addestrava i Contras nelle loro azioni di repressione, anche fra la popolazione civile, allo scopo di rimettere in piedi, perfino con un colpo di Stato, un governo locale collaborazionista gradito alle amministrazioni americane.
Naturalmente Ken Loach è dalla parte dei Sandinisti, naturalmente è dalla parte di un popolo che ha cercato di liberarsi da una pesante dittatura, naturalmente è dalla parte degli uomini e delle donne martoriati da una dura repressione a cui, in nome di un anticomunismo viscerale, si vuole imporre una "democrazia" che puzza di dollari e cocaina. Naturalmente è dalla parte di un paese che Pentagono e CIA, con il beneplacito della Casa Bianca, vogliono trasformare in un inferno asservito agli interessi grandi multinazionali americane.

La cinematografia hollywoodiana ha tentato varie volte di trattare il tema della situazione politica nell'America Latina e di tutto ciò di orrendo che capitava (o capita?) in quella parte del continente americano (colpi di stato, stragi di oppositori, desaparecidos, squadroni della morte, torture della polizia e dei corpi paramilitari), edulcorando la verità o non dicendola completamente, che è quella di un intero continente asservito totalmente alla politica USA e agli interessi delle grandi multinazionali di quel paese, traffico di stupefacenti compreso.
Anche film più impegnati come "Salvador" di Oliver Stone o "Romero" di Duigan, dove non si nascondono i rapporti tra CIA, Pentagono e Governi locali collaborazionisti (in genere frutto di colpi di stato d'ispirazione filoamericana) partono dalla premessa che quei rapporti, prettamente di natura locale, sono frutto di strategie di lotta al comunismo.
E invece "La canzone di Carla" quella verità la dice.
Dice che gli avvenimenti che negli anni '80 insanguinarono il Nicaragua non furono spontanei fenomeni locali di destra, di opposizione ad un governo comunista, ma creature esclusive dell'establishment capitalistico americano, da sempre timorosa dell'influenza dei comunisti sulla società statunitense e americana in genere.
"La canzone di Carla" la verità sui fatti accaduti in Nicaragua la dice, forse perchè non è un film hollywoodiano, o forse perchè regista, produttori, sceneggiatore e attori non temono il boicottaggio americano e le ritorsioni della USIA (United States Information Agency - Agenzia Federale USA di controllo della cinematografia, creata nel 1954 dal governo Eisenhower), forse perchè gente intellettualmente onesta che crede nella forza delle sue idee e non ha paura di manifestarle.

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