venerdì 27 aprile 2012

Recensione LE FOLLIE DELL'IMPERATORE

Recensione le follie dell'imperatore




Regia di Nark Dindal con -

Recensione a cura di Fiaba (voto: 7,5)

Uno degli ultimi esperimenti animati della Disney prima della lunga pausa a favore del 3D (messa da parte soltanto nel 2010, con il tenero azzardo de "La Principessa e il Ranocchio") ha come protagonista l'animale più brutto e antiestetico che si potesse scegliere: un lama.
È non è che la sua versione umana sia più attraente: Kuzco è un monarca viziato, egocentrico ed individualista dal principio fin - quasi - alla fine. Sarà l'incontro del principino col contadino Pacha a farlo rendere finalmente conto dei suoi limiti, prima di tutto umani (e delle sue qualità, dopotutto, umane).

A partire dalla prima riga di trama volutamente assurda e irriverente, "Le follie dell'imperatore" (ma il titolo originale dalla doppia valenza, "Il nuovo ritmo dell'imperatore", è parecchio più efficace) rimbalza da una situazione parodistica all'altra, prendendosi gioco prima di tutto di sé stesso: sballottola qua e là luoghi comuni cartooneschi (la caduta nella cascata - "Un classico" -, i cattivi che al momento clou arrivano sempre prima senza che se ne espliciti il modo, la linea del percorso che scorre su una grande mappa seguendo passo passo i personaggi) e citazioni cinefile (come non pensare alla candela per il passaggio segreto di Frankenstein junior di fronte a quell' "Abbassa la leva"?).

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Recensione CANI ARRABBIATI

Recensione cani arrabbiati




Regia di Mario Bava con Riccardo Cucciolla, Maurice Poli, George Eastman, Don Backy, Lea Leander

Recensione a cura di Giordano Biagio

Alle ore 11.30 di una calda giornata estiva agli inizi degli anni '70, a Roma, quattro uomini mascherati scendono da una Alfa Romeo bianca e assaltano armati una 500 blu con dentro un portavalori, che ha in consegna gli stipendi dei dipendenti di una piccola azienda. Nella colluttazione vengono uccise due guardie giurate e il portavalori stesso. Durante la fuga uno dei malviventi, un abile autista, viene ucciso da un colpo di fucile sparato da lunga distanza dalla polizia, un secondo colpo provoca all'automobile dei rapinatori una perdita di carburante nella parte posteriore vicina al tubo di scarico.
I banditi proseguono in tre, il capo chiamato "Dottore" (Maurice Poli), il folle "Bisturi" (Don Backy) e l'insolente "Trentadue" (George Eastman). Dopo un lungo inseguimento con la polizia, la loro automobile rimane senza benzina e vengono quindi braccati dagli agenti nei pressi di un parcheggio sotterraneo, dove i tre, vistisi ormai perduti, prendono in ostaggio due donne.
Si crea quindi un violento confronto tra la polizia e i rapinatori. La posta in gioco è la libertà dei tre in cambio del rilascio degli ostaggi. "Bisturi" però, in preda al panico, uccide una donna presa prigioniera, poi i tre, che hanno lasciato stupiti per la ferocia dell'omicidio anche gli agenti, riescono a fuggire insieme a Maria, l'altra donna ostaggio, con una automobile rubata.
Inizia un nuovo inseguimento, quando i malviventi si accorgono che il cerchio territoriale dei loro spostamenti si restringe sempre più, perché le automobili della polizia cominciano a coordinarsi via radio, decidono di abbandonare l'auto e di fuggire a piedi con l'ostaggio.
Immediatamente dopo i tre banditi hanno la fulminea idea di salire su un'auto ferma ad un semaforo con a bordo un uomo di nome Riccardo (Riccardo Cucciolla) e un bambino che sta dormendo. Una volta a bordo Riccardo che è al volante conferma ai tre che il piccolo è suo figlio e che lo sta portando in ospedale perché bisognoso di cure, dopo di ché li supplica di lasciarlo andare all'ospedale.
I banditi insensibili ai problemi del figlio piccolo di Riccardo lo costringono a prendere l'autostrada, obbligandolo poi, per evitare nuovi posti di blocco, ad infrangere diverse norme di sicurezza.

"Cani arrabbiati", girato da Mario Bava nel 1974, non è mai uscito nelle sale italiane a causa del fallimento della casa produttrice, che non è poi riuscita a commercializzarlo per i costi di distribuzione troppo alti. Di questo film ne circola una versione in dvd, per diretto interessamento dell'attrice Lea Lander che nel film interpreta Maria, una degli ostaggi.
Si tratta di un film superlativo per suspense, tensione e per un'idea filosofica di fondo che, ben rappresentata attraverso codici visivi collaudati, di effetto immediatamente coinvolgente, solleva la questione dei contrasti ambigui tra il male e il bene che si riflettono dalla vita reale, presi così come si presentano nella casualità giornaliera, anche nelle situazioni più drammatiche di essa.

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giovedì 26 aprile 2012

Recensione IL SINDACO DEL RIONE SANITA'

Recensione il sindaco del rione sanita'




Regia di Eduardo De Filippo con Eduardo De Filippo, Mariuccia Speri, Cloris Brosca, Antonio Angrisano, Vincenzo Salemme

Recensione a cura di elio91 (voto: 9,0)

Nel 1960 si apre una nuova stagione per le commedie di Eduardo, sempre più sotto il segno di cantate "dispari" (laddove quelle di gioventù furono raccolte dallo stesso autore sotto il titolo di cantate dei giorni "pari"). È un pessimismo dilagante il suo e disturbò non poco i critici che dovettero improvvisamente fare i conti con un altro De Filippo, diverso da quello che usava una comicità amara per far ridere il pubblico (e farlo riflettere) sulle disgrazie di povere famiglie come "Natale in casa Cupiello" o "Napoli Milionaria".
Adesso la risata si attenua, è solo a sprazzi; si pensi in questo caso a "De Pretore Vincenzo", dramma di un ladruncolo senza santi in paradiso che si ingegna a scegliersi un protettore proprio tra di loro, per poi finire tragicamente.

Entra in questa dinamica sempre più drammatica e pessimista "Il sindaco del Rione Sanità". Scritta nel 1960, considerata giustamente uno dei capolavori di Eduardo, ha avuto due rappresentazioni televisive dello stesso autore per la televisione nel 1964 e nel 1979 (quella che si prenderà in esame, per quanto siano simili quasi in tutto).

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martedì 24 aprile 2012

Recensione GENNARENIELLO

Recensione gennareniello




Regia di Eduardo De Filippo con Pupella Maggio, Chiara Toschi, Marina Confalone, Luca De Filippo, Eduardo De Filippo

Recensione a cura di elio91 (voto: 8,5)

Atto unico scritto nel 1932, subito dopo la prima bozza di quello che diventerà "Natale in Casa Cupiello", "Gennareniello" è un altro capitolo importante della teatrografia eduardiana, che per fortuna ci ha lasciato come lascito artistico i suoi spettacoli televisivi.

Andata in onda nel Novembre del 1978 per uno dei suoi famosi cicli tv, in realtà non tutti sanno che già il cinema aveva rappresentato l'atto teatrale tanti anni prima, in un episodio del film "Mariti e mogli" (e con interpreti dei coniugi sempre Eduardo e Titina). La messa in scena classica è squisita dal punto di vista tecnico: il colore aveva grande importanza per Eduardo, e quel terrazzo dove è ambientata la vicenda offre varie soluzioni cromatiche (Eduardo scelse un colore opaco come gli animi dei protagonisti), le musiche con cui il protagonista imbroglia e chiude la vicenda ("Uocchie che arraggiunate")...

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lunedì 23 aprile 2012

Recensione WHIP IT!

Recensione whip it!




Regia di Drew Barrymore con Ellen Page, Drew Barrymore, Juliette Lewis, Kristen Wiig, Marcia Gay Harden, Alia Shawkat, Ari Graynor, Zoe Bell, Jimmy Fallon

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 6,5)

Esordio alla regia per Drew Barrymore che dopo una brillante carriera come attrice, decide di passare dietro la macchina da presa girando questo "Whip it", commedia girata nel luglio 2008 in Michigan.

Bliss Cavendar, ragazza goffa e timida, per sfuggire alle attenzioni della madre, che la vuole trasformare in una reginetta di bellezza, e alla noia della sua cittadina Bodeen (Texas), decide di unirsi ad una squadra femminile di Roller Derby, uno sport fisico che si effettua con i roller.

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venerdì 20 aprile 2012

Recensione SGUARDO NEL VUOTO

Recensione sguardo nel vuoto




Regia di Scott Frank con Alex Borstein, Carla Gugino, Isla Fisher, Joseph Gordon-Levitt, Jeff Daniels, Matthew Goode, Laura Vandervoort, Janaya Stephens

Recensione a cura di Mimmot

Quando una persona, colta in un momento di particolare fragilità subisce, o viene indotta a subire, un accadimento di natura obiettivamente grave e stressante, si determina in essa un trauma psicologico che induce una disorganizzazione e una disgregazione del sistema nervoso, tale da compromettere le risorse che consentono di fronteggiare e gestire gli eventi negativi. Spesso questi eventi gravi, in grado di generare traumi psicologici, sono riconducibili a fattori prettamente soggettivi piuttosto che alle caratteristiche oggettive degli eventi stessi, pertanto la gravità non é insita nell'avvenimento quanto nell'interpretazione traumatizzante dello stesso che l'individuo ne fa.
In ogni caso questi accadimenti inducono nell'individuo un senso d'impotenza, di vulnerabilità, di intensa paura e alcuni disturbi specifici, come ad esempio le esperienze dissociative o la perdita della memoria.
Di ottundimento emotivo e di amnesia ricorrente soffre Chris Pratt, il protagonista del film "Sguardo nel vuoto", interessante opera prima di Scott Frank, che da sceneggiatore ha adattato per lo schermo i libri di Elmore Leonard ("Out of Sight" e "Get Shorty") e ha elaborato script difficili come 2Minority Report" e "The Interpreter.

Giovane campione scolastico dell'hockey su ghiaccio, nella squadra del liceo della sua cittadina del Midwest, Chris Pratt è un ragazzo che ha tutto dalla vita: è giovane, benestante, famoso e ammirato, inoltre è pure bello ed è fidanzato con la più ambita ragazza del liceo. Una notte, un po' per gioco e un po' (troppo) per incoscienza, mentre è alla guida della sua auto, ad un tratto spegne i fari della macchina per ammirare il cielo che scintilla della magica luminescenza di miriade di lucciole.
E' un attimo, poi un terribile schianto contro una maledetta falciatrice, e la vita per Chris cambia drammaticamente e non sarà più la stessa: lui se la cava per miracolo con un danno cerebrale, mentre due amici muoiono sul colpo e la sua ragazza porterà per sempre addosso le conseguenze del suo irresponsabile gesto (la vediamo nei suoi incubi ricorrenti con un arto artificiale).
Quattro anni dopo e una serie interminabile di sedute terapeutiche riabilitative, Chris non ha ancora rimosso il senso di colpa per quello che fatto, anche se non ricorda bene cosa, e soffre di persistenti vuoti di memoria, come se il suo cervello si rifiutasse di far riemergere i ricordi dalle nebbie dell'oblio, tanto da costringerlo ad appuntare tutto ciò che gli succede su un taccuino, associati a disfunzioni logiche e motorie, che gli rendono difficoltoso persino tenere in mano una lattina di birra. Condannato ad una vita da disabile, davanti a lui c'è come un muro invalicabile che gli impedisce di riprendere il controllo di sé e della sua vita, al punto di non riuscire a mettere in sequenza le azioni da compiere, e trovare le giuste coordinate delle attività, anche semplici, della routine quotidiana: non riesce ad usare bene la mano sinistra, deve etichettare tutti gli oggetti per ricordarne la funzionalità, dimentica gli avvenimenti pochi minuti dopo averli vissuti (per cui deve prendere nota di tutto su un taccuino), non riesce a capire se qualcuno sta tentando di imbrogliarlo approfittando del suo stato confusionale, ha difficoltà a relazionarsi con gli altri e a vivere la sua nuova ingenuità. Il tutto è aggravato da un contesto familiare piuttosto anaffettivo che si vergogna un po' del suo handicap, il quale, nel tentativo di minimizzare quanto successo, glielo ricorda continuamente, ogni giorno di più.
Per questo si allontana dalla famiglia e va a vivere in un piccolo appartamento, diviso con un altro "reduce" come lui, Lewis, un non vedente, conosciuto nel centro di riabilitazione, che ha perso la vista in un incidente sul lavoro.

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Recensione 007 - IL DOMANI NON MUORE MAI

Recensione 007 - il domani non muore mai




Regia di Roger Spottiswoode con Pierce Brosnan, Jonathan Pryce, Michelle Yeoh, Teri Hatcher, Ricky Jay, Götz Otto, Joe Don Baker

Recensione a cura di elio91 (voto: 6,5)

"Il Domani non muore mai", diciottesimo film della saga di James Bond, esce due anni dopo "Goldeneye" nel 1997. Qualitativamente il livello è buonissimo, un action movie in puro stile 007 che non fa rimpiangere il precedente e anzi ne migliora le dinamiche d'azione. In questo senso sono spettacolari gli inseguimenti in BMW che erano mancati nel precedente, anche se controbilanciati dalla folle corsa del carro armato tra le strade russe. Bond è per la seconda volta Pierce Brosnan, sempre disinvolto e suadente e che per la prima volta mostra (anche se solo per un attimo) debolezza e sconforto per la morte di uno dei suoi amori, per poi tornare lo stesso imperturbabile agente segreto.

Il domani non muore mai - il potere dei mass media

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giovedì 19 aprile 2012

Recensione ...E ORA PARLIAMO DI KEVIN

Recensione ...e ora parliamo di kevin




Regia di Lynne Ramsay con Tilda Swinton, Ezra Miller, John C. Reilly, Jasper Newell, Rocky Duer

Recensione a cura di Fiaba (voto: 8,0)

Kevin è nelle prime pagine della cronaca nera. Kevin con un arco e decine di frecce ha ucciso undici persone nella palestra della sua scuola. Kevin sta per compiere sedici anni. Kevin è finalmente il protagonista.

Ma scopriamo fin dal prologo (due immagini, una immobile, una sfrenata: egualmente inquietanti) che in "E ora parliamo di Kevin "la voce agente e sofferente del racconto è la madre, Eva, dietro le quinte della strage, che si sobbarca il dolore inconcepibile degli strascichi.

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Recensione SCHRAMM

Recensione schramm




Regia di Jörg Buttgereit con Micha Brendel, Carolina Harnisch, Volker Hauptvogel, Gerd Horvath

Recensione a cura di ilSimo81 (voto: 7,5)

Scarlatti rivoli di sangue attraversano larghe chiazze di vernice bianca.
Un'immagine simbolica, una perfetta metafora di corruzione e di morte. Muore così Lothar Schramm: un uomo solitario, un assassino malato. I giornali titolano: "Morte solitaria dell'Assassino del rossetto".

Lothar Schramm muore come aveva vissuto: da solo.
Questo vuoto esistenziale fa da sfondo agli omicidi che egli compie tra le mura domestiche, nel luogo in cui riecheggiano a gran volume i suoi tormenti. La prima osservazione è scontata e immediata: Schramm è un uomo la cui salute mentale è irrimediabilmente compromessa. Altro non si potrebbe dire di un uomo che, oltre ad uccidere, soffre di orrende allucinazioni e di estreme perversioni sessuali.
E' necessario però fare un passo in più, e comprendere che il suo disturbo ha radici profonde.

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mercoledì 18 aprile 2012

Recensione KRONOS - IL CONQUISTATORE DELL'UNIVERSO

Recensione kronos - il conquistatore dell'universo




Regia di Kurt Neumann con Jeff Morrow, Barbara Lawrence, John Emery

Recensione a cura di Giordano Biagio

A poche miglia dalla costa messicana dove si è inabissato un UFO, emerge un gigantesco robot dall'aspetto minaccioso. Lo scopo della sua visita è immagazzinare dal pianeta Terra quanta più energia possibile per trasportarla al pianeta morente di provenienza, dove verrà trasformata in preziosa materia in grado di ricostruire quel mondo.
La missione programmata dell'automa, che ha una corazza composta da un materiale sconosciuto praticamente impenetrabile, si preannuncia portatrice di tragedie per il nostro pianeta.
Il robot inizia infatti a compiere devastanti operazioni di assorbimento energetico sulle centrali e linee elettriche del nostro pianeta, avvalendosi dell'aiuto informativo-telepatico di uno scienziato dell'osservatorio astronomico che ha seguito la caduta dell'asteroide.
La sicurezza nazionale, dopo i primi misfatti di Kronos nel nostro mondo, decide senza esitazione la sua distruzione.
Ma nonostante l'uso di potenti ordigni nucleari, a nulla servirà l'attacco al robot da parte dei militari. Scoraggiati dall'insuccesso, gli scienziati sul punto di smarrirsi intravedono all'improvviso una possibile soluzione di tipo chimico-elettrico, consistente nel far interagire tra i due elettrodi, positivo e negativo, situati sulla sommità dell'automa, un materiale con caratteristiche radioattive isotopiche, lanciato da un aereo. Si prevede con ciò di poter invertire i poli degli elettrodi innescando sul robot medesimo un processo elettrico verso l'interno in grado di danneggiare le funzionalità principali dell'automa.

"Kronos" è un film di fantascienza americano anni '50, in bianco e nero, esemplare per il genere, inspiegabilmente stroncato dai critici, forse per ragioni di politica industriale cinematografica. Probabilmente il giudizio negativo dato è scaturito o è stato condizionato da una pressione redazionale molto forte, tendente alla ricerca di una qualità filmica nuova e superiore, ritenuta o già presente o imminente, seppur a quei tempi stentava ad arrivare; come dire che le redazioni stampa di cinema operavano dei vagli di film ben selezionati di cui non ritenevano facesse parte "Kronos".
Essi nella critica portata avanti facevano notare l'esistenza di una presunta debolezza d'insieme nella regia di Kurt Neumann, regista che secondo loro non sarebbe riuscito a dare forza visiva alle scene chiave, abbandonandole a un freddo significato funzionale alla narrazione spicciola; inoltre quei critici sottolineavano una mancanza di originalità nella trasposizione più linguistica dei codici visivi fantascientifici, che apparirebbero spesso come già visti, seguendo intrecci narrativi un po' scontati rispetto a quanto sul tema era già stato proposto cinematograficamente in modi più efficaci da altri.
Nessun critico, a sorpresa, si è soffermato sui contenuti scientifici o parascientifici del film che sono del tutto originali e caratterizzano buona parte della pellicola dandogli una forza particolare, soprattutto di intelligenza, se proprio non si vuole ammettere l'esistenza di quella dello spettacolo.

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martedì 17 aprile 2012

Recensione DIAZ

Recensione diaz




Regia di Daniele Vicari con Jennifer Ulrich, Monica Barladeanu, Elio Germano, Claudio Santamaria, Pippo Delbono, Sarah Marecek

Recensione a cura di Mimmot

"Non pulire questo sangue" è la frase che un'anonima ragazza scrisse sul muro della scuola Diaz il giorno seguente i drammatici fatti accaduti durante il G8 di Genova, nel luglio del 2001. Come dire nessuno cancelli la prova di quanto successo, nessuno osi dimenticare i fatti accaduti dentro queste mura.
Fatti che Amnesty International ha definito "la più grave violazione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale", come recita lo slogan sui poster promozionali del film di Daniele Vicari.
La più grave violazione dei diritti democratici o la più grossa vergogna di un paese civile? Perché è la più grossa vergogna di un pese civile vedere i tutori della legge, che tra gli altri hanno il compito di garantire l'incolumità dei cittadini, che si trasformano in macellai di quelle stesse persone che dovrebbero tutelare.

Il film di Daniele Vicari ricostruisce quei fatti e testimonia una verità incontrovertibile, per ricordare (o far conoscere) gli eventi drammatici e scandalosi accaduti "la notte in cui la democrazia fu sospesa". Eventi che con estrema (e interessata) facilità sono stati rimossi o dimenticati (o nascosti).
Il 21 luglio del 2001 è il giorno più nero del G8 di Genova; il giorno prima, mentre i potenti della terra sono riuniti per discutere dei problemi mondiali, la città è messa a ferro e fuoco dagli scontri tra le forze dell'ordine e i Black Block, che sono stati fatti infiltrare tra i cortei dei no-global e pacifisti che manifestano il loro dissenso alla politica economica neoliberista dei governi dei maggiori paesi industrializzati.
Già dalla mattina di venerdì 20 le forze dell'ordine apparivano scatenate come non accadeva da molti anni nel nostro paese: picchiano tutti, medici, sindacalisti, giornalisti, operatori tv e fotografi, finanche alcuni parlamentari, mentre le tute nere, che accendono incidenti un po' dappertutto, vengono sostanzialmente lasciati liberi di agire indisturbati e di violare la "zona rossa", l'area del centro storico resa inaccessibile per proteggere il vertice in corso a Palazzo Ducale.
Dopo ore di aggressioni poliziesche in mezza Genova, in piazza Alimonda si consuma la tragedia: un colpo di pistola sparato da un poliziotto ferisce gravemente alla testa il 23enne Carlo Giuliani, che cade sull'asfalto e viene travolto dalla camionetta della polizia da cui è partito il colpo.
Dopo l'uccisione del giovane, a Genova la tensione sale alle stelle e le strade si trasformano in un enorme campo di guerriglia urbana, mentre molti manifestanti scappano e trovano rifugio per la notte presso la palestra della Scuola Media Diaz, divenuta sede del coordinamento del Genova Social Forum e dormitorio per i manifestanti venuti da tutta Europa (per lo più dalla Germania, dalla Francia e dall'Inghilterra).
Quando tutto sembra finito, tra le 22 e mezzanotte, mentre i carabinieri circondano l'edificio, nella scuola fanno irruzione più di 300 fra agenti della DIGOS e delle forze dell'ordine con in testa il VII nucleo della polizia di Stato che, con il pretesto di disarmare pericolose tute nere, con sadica crudeltà e inaudita violenza, danno libero sfogo ai loro primordiali istinti nei confronti di giovani inermi e innocenti.
Nel corso dell'irruzione, come scrisse il giornale inglese The Guardian, fu ordinato a uomini e donne di inginocchiarsi in modo da poterli colpire facilmente sulle spalle e sulla testa, uno studente di violoncello di Berlino ebbe lo strumento brutalmente spaccato sulla testa al punto che si rese necessario un intervento chirurgico per fermare l'emorragia cerebrale; gli agenti impugnavano i manganelli dalla parte terminale in modo da usare l'impugnatura ad angolo retto a mo' di martello, un agente fece inginocchiare una ragazza, poi gli spinse l'inguine contro il viso, e dopo aver fatto lo stesso con il ragazzo che le stava accanto, prese un coltello e tagliò ad entrambi i capelli.
Il sanguinoso blitz si concluse con 93 arresti e 82 feriti, di cui 3 in prognosi riservata.
Degli 82 feriti, 69 sono stati condotti in ospedali, mentre i rimanenti 19, assieme ai 93 in stato di fermo sono stati condotti forzatamente nel carcere provvisorio allestito nella caserma di Bolzaneto, dove le sevizie e i massacri sono proseguiti, senza nessun motivo plausibile, senza alcuna copertura giudiziaria, senza avvisare le famiglie e soprattutto senza nessun rispetto per la dignità dell'uomo.

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Recensione UN FANTASMA IN RETE

Recensione un fantasma in rete




Regia di Kelly Sandefur con Carlos Alazraqui, Ellen Page, Vince Corazza, Tim Progosh, Barbara Alyn Woods

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 7,0)

Era il 1995 quando Carl Silberling deliziava le platee di bambini e genitori accompagnatori con il film ispirato al fantasmino più simpatico e dolce del cinema, "Casper". Nel 2004, a distanza di 9 anni, Kelly Sandefur (produttrice della famosa serie "8 sotto un tetto") cerca di ricreare la stessa atmosfera con "Un fantasma in rete".

Il risultato non è proprio lo stesso, infatti il film della Sandefur sotto un profilo qualitativo somiglia molto di più al sequel "Casper 2 - Un fantasmagorico inizio" che, come sapranno tutti, non regge minimamente il confronto con il primo della serie.
Nonostante questo, "Un fantasma in rete" è divertente e non annoia mai. E' il classico film che si incontra una volta ogni tanto su qualche canale privato in un giorno estivo di primo pomeriggio. Quindi non punta di certo a far riflettere o a stupire, piuttosto l'intento di "Un fantasma in rete" è quello di far passare un po' di tempo libero e di (perché no?) strappare qualche sorriso.

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lunedì 16 aprile 2012

Recensione IL GRINTA (1969)

Recensione il grinta (1969)




Regia di Henry Hathaway con John Wayne, Glen Campbell, Kim Darby, Dennis Hopper

Recensione a cura di Terry Malloy (voto: 7,5)

"Prima i sorrisi, poi le bugie. Per ultimi gli spari"
Stephen King - I Lupi del Calla

Nell'immaginario e nella cultura cinematografica di un cinefilo medio il nome de "Il Grinta" è quasi sicuramente noto. Questo perché oltre a essere il titolo di un western di fine anni '70, è anche quello del recente remake (o semplicemente di una versione alternativa dello stesso romanzo di Charles Portis) firmato Coen Brothers. il film del '69 infatti non avrebbe apparentemente motivo di essere ricordato con tanta lucidità, essendo in tutto e per tutto un western convenzionale.

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