Regia di
Stanley Kubrick con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter, Margaret Tyzack, Robert Beatty, Sean Sullivan, Douglas Rain, Frank Miller, Bill Weston, Ed Bishop, Glenn Beck, Alan Gifford
Recensione a cura di Matteo Bordiga
"Stanley mi disse che, alla 'prima' di 2001, oltre duecento persone, fra critici e produttori, abbandonarono anzitempo la sala in segno di disappunto." Nelle parole di Jack Nicholson, intervistato qualche anno fa nell'ambito della realizzazione dello speciale "Stanley Kubrick: a Life in Pictures" (Warner Bros.), sta tutta la sofferenza e l'amarezza del regista che, dopo aver firmato una delle più rivoluzionarie pellicole di tutti i tempi, non vide immediatamente riconosciuti il suo genio e la sua poesia.
Quei duecento disgraziati in giacca e cravatta, convinti magari di assistere a un film costretto entro i limiti del genere "fantascienza", decisero di deporre le armi e squagliarsela prima di venire soffocati dalla loro ottusità, dalla loro incapacità di interpretare, dalla loro pigrizia intellettuale.
E fu un bene: un film come "2001: Odissea nello Spazio" non poteva rivelare subito la sua grandezza, né tantomeno venire compreso da gente azzimata, impomatata e attenta solo, presumibilmente, a soppesare ogni scena traducendola in dollaroni...
Per la verità, anche grandi cinefili reagirono male alla prima visione dell'epic-drama di Stanley Kubrick: il caso più eclatante è rappresentato da Woody Allen il quale, parole sue, rimase "profondamente deluso" dall'impatto con 2001, salvo rivalutarlo successivamente e incoronarlo come "a really, really sensational movie!"
Qual è il mistero di 2001, quale la sua magia, la sua sorprendente capacità di ipnotizzarci ogni volta che lo rivediamo?
"Stanley e io non volevamo realizzare un film, volevamo regalare al pubblico un'esperienza", spiega Arthur C. Clarke, autore dell'omonimo romanzo e co-sceneggiatore di "2001: Odissea nello Spazio", "e l'obiettivo era quello di solleticare l'animo, l'interiorità delle persone, spingerle a confrontarsi con l'Universo e con ciò che ci potrebbe essere oltre, risvegliare il loro senso dell'Infinito. D'altra parte, chiunque non guardasse all'Universo con entusiasmo e inquietudine, e non contemplasse l'idea dell'esistenza di un mondo 'altro', dimostrerebbe di non avere alcuna anima..."
Il segreto di 2001 è proprio questo: stimola la nostra ambizione di Infinito, ci spinge a immaginare scenari possibili proiettandoci oltre lo spazio, oltre le stelle, apre una porta al sogno dell'immortalità e suggerisce l'idea di un cosmo multiforme, multicolore, straordinariamente aldilà, nelle sue più lontane dimensioni, di ogni fantasia umana.
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