mercoledì 18 gennaio 2006

Recensione IL RITORNO DI CAGLIOSTRO

Recensione il ritorno di cagliostro




Regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco con Robert Englund, Luigi Maria Burruano, Franco Vito Gaiezza, Pietro Giordano, Davide Marotta, Franco Scaldati

Recensione a cura di Weezer

Dopo le molte polemiche per "Lo zio di Brooklyn" e una denuncia per vilipendio alla religione per "Totò che visse due volte", i palermitani Ciprì e Maresco tornano con la loro comicità graffiante, con toni molto meno polemici e un po' più leggeri dei precedenti e per seguire il film non sono questa volta necessari sottotitoli o la conoscenza del palermitano stretto.
Il film è strutturato come un finto documentario alla Zelig, con immagini d'epoca e spezzoni della Trinacria Film e l'intervento di critici e storici cinematografici come Tatti Sanguineti e Gregorio Napoli (che è anche l'autore del ritrovamento del film).
Il primo riferimento, ma non l'unico, che ci viene in mente è un'opera di Peter Jackson "Forgotten Silver", anch'esso un finto documentario di un regista che aveva rinnovato il cinema con l'introduzione del colore e di altri ritrovati, ma poi era entrato nel dimenticatoio.

Tutto il film è pervaso da un certo senso di decadenza, anche grazie ai personaggi secondari con i volti deformi e grotteschi e tic nervosi, praticamente tutta la fauna che siamo abituati a vedere nei filmati di cinico tv, tutti attori presi dalla strada e che trovano difficoltà a parlare o a esprimersi in italiano.
Anche in questo caso i ruoli delle donne, tranne qualche rara eccezione, sono interpretati da uomini, che non hanno niente di femminile ma addirittura portano barbe lunghe.
Gli attori principali Luigi Maria Burruano e Franco Scaldati (che interpretano i fratelli La Marca) si trovano a loro agio nella parte dei due cineasti, come Robert Englund (il protagonista di "Nightmare") che si presta con grande auto-ironia alla farsa del mito hollywoodiano.

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