lunedì 30 gennaio 2006

Recensione LA CAMERA VERDE

Recensione la camera verde




Regia di Francois Truffaut con Francois Truffaut, Nathalie Baye, Jean Dasté, Jean-Pierre Moulin, Antoine Vitez

Recensione a cura di maremare

Il protagonista de "La camera verde", Julien Davenne, è un uomo che ha vissuto molti eventi luttuosi: ha combattuto nella prima guerra mondiale ed ha perso la giovane moglie pochi mesi dopo il matrimonio. Vive con un'anziana governante ed il figlio adottivo sordomuto. Lavora nella redazione di un giornale, il Globe, dove viene definito dai colleghi 'un virtuoso del necrologio'. Questa è solo la sua vita di superficie: l'uomo ha, infatti, una vita segreta e la trascorre nel ricordo della defunta moglie.
Questa esistenza, nascosta agli occhi del mondo, si svolge all'interno della camera verde, una stanza sempre chiusa a chiave, che si trova nella casa dove vive. Qui egli ha raccolto fotografie e oggetti appartenuti a Giulia, la moglie. In questo spazio egli vive molta parte del suo tempo, a volte vi trascorre l'intera notte, vegliando. La fascinazione per questo universo delle memorie pone il protagonista in una solitudine che ha corroso e assottigliato i suoi rapporti umani. Davenne prova empatia per qualcuno solo nelle situazioni di lutto, ma è incapace di condividere gioie o sorrisi.

Le riprese esterne sono pochissime - e buona parte di queste si svolgono in un cimitero - gli interni sono quasi sempre in penombra e la luce del giorno è filtrata da vetri colorati che conferiscono all'ambiente un'atmosfera intima, religiosa. All'interno di questo scenario si muove il protagonista, a volte ripreso come una silhouette nera in controluce su una finestra dalla tenda bianca (splendida citazione da Hitchcock, il regista più amato da Truffaut) a volte con il volto illuminato da una luce caravaggesca su uno sfondo scuro.
Egli vive il proprio lutto in modo sommesso, si è esiliato dalla vita, senza provarne nostalgia. L'amore del protagonista per i morti è come un furore, una sorta di fanatismo religioso che non ammette alternative, per questo ha deciso di intraprendere una sua battaglia personale contro l'oblio: "Sono scandalizzato dalla facilità con cui si dimenticano i morti". Davenne è un uomo intransigente, non riesce ad accettare la vita per come è, i morti nella loro immobilità si prestano a quella idealizzazione di cui egli ha bisogno per vivere: la moglie rimarrà "eternamente giovane, leale, coraggiosa".

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