Recensione match point
Recensione a cura di Simone Bracci
Premetto che non amo l'opera, specie nella sua veste da grande schermo.
Ma l'impresa con cui Woody Allen si rimette in gioco è la sublimazione cinematografica di un atto teatrale elegante e raffinato, contemporaneo è al tempo stesso eternamente antico. Prendendo spunto dalla Carmen di Bizet e dall'opera drammaturgica italiana, sottolineata da un'accurata ed incalzante scelta musicale, Allen concede nuove prospettive alla sua lunghissima carriera, allontanandosi dagli standard della commedia che l'hanno reso famoso.
Lontano da casa, l'amata New York, Allen per il suo trentacinquesimo film da regista, il secondo consecutivo solo dietro la macchina da presa dopo "Melinda e Melinda", sterza bruscamente, passando da una comicità fatta di dialoghi pungenti, alla tragedia rivista in chiave espressivamente visiva.
Niente è così esplicativo quanto il titolo, che richiama al punto (tennistico) in un'intensa tragica partita sentimentale. Dove l'amore è sacrificato per la menzogna e l'agiatezza di routine.
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