Recensione la moglie del soldato
Recensione a cura di Laura Ciranna
Ci sono film che ci tengono sulla corda, durante i quali non si può fare a meno di immaginare cosa potrebbe succedere dopo e ce ne sono altri che invece ci coinvolgono emotivamente giocando tutto sull'introspezione e l'immedesimazione da parte dello spettatore.
Neil Jordan in questo film riesce a fondere questi due elementi con un'eleganza e maestria poco comuni, arrivando a confezionare una storia a spirale dai tempi perfetti. Una tensione raccontata in modo viscerale, la storia si dipana piano piano e lo spettatore non può che lasciarsi condurre per mano, senza porsi troppe domande ma facendosi contagiare dagli stati d'animo dei personaggi, fino ad una completa identificazione.
"La moglie del soldato" (titolo italiano che, inspiegabilmente pur se in modo stranamente felice, va a ripescare la prima versione del titolo inglese) è un film complesso e sfuggente, con temi e sottotemi che si inseguono e confondono fino a creare un equilibrio ellittico e sofisticato fra innamoramento, cordoglio, incanto e disgusto.
Un film labirintico che ci fa perdere ogni contatto con la realtà, i cui percorsi conducono ad angoli bui e vicoli ciechi: la cui narrazione, mai pesante o tediosa, sembra voler sarcasticamente frustrare ogni ragionevole aspettativa dello spettatore. Ci si ritrova profondamente coinvolti in una vicenda e nei suoi personaggi, per poi scoprire che l'intera storia ruota attorno ad altro, ma ciononostante non ci si sente traditi.
L'azione comincia in Irlanda quando il soldato inglese Jody (Forest Whitaker) viene rapito dall'IRA per essere usato come "merce di scambio" per la liberazione dei propri capi detenuti dall'esercito britannico.
La storia sembrerebbe una trasposizione del piccolo classico irlandese "Guests of a Nation" di Frank O'Connor in cui un militante dell'esercito repubblicano commette l'errore di stringere amicizia con il proprio ostaggio. Ma Jordan aggiunge qualche tocco in più al semplice confronto di orgogli nazionali (in questo caso l'hurling ed il cricket!) e con dialoghi persino spassosi ci parla della perdita dell'innocenza, tratteggia la questione razziale e ci porta a una riflessione su ciò che è nella nostra natura e che costringe uno scorpione a non essere altro che uno scorpione.
Tutto questo non è che un lungo preambolo, durante il quale il carceriere ed il carcerato si delineano come due spiriti affini, capaci di ridere insieme e animati da paure reali. Così, il terrorista Fergus (un grandissimo Stephen Rea) rimane fedele alla sua gentilezza e promette al soldato Jody che quando non ci sarà più andrà a dire alla sua donna che ha pensato a lei fino all'ultimo.
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