Recensione 2001 odissea nello spazio
Recensione a cura di Matteo Bordiga
"Stanley mi disse che, alla 'prima' di 2001, oltre duecento persone, fra critici e produttori, abbandonarono anzitempo la sala in segno di disappunto." Nelle parole di Jack Nicholson, intervistato qualche anno fa nell'ambito della realizzazione dello speciale "Stanley Kubrick: a Life in Pictures" (Warner Bros.), sta tutta la sofferenza e l'amarezza del regista che, dopo aver firmato una delle più rivoluzionarie pellicole di tutti i tempi, non vide immediatamente riconosciuti il suo genio e la sua poesia.
Quei duecento disgraziati in giacca e cravatta, convinti magari di assistere a un film costretto entro i limiti del genere "fantascienza", decisero di deporre le armi e squagliarsela prima di venire soffocati dalla loro ottusità, dalla loro incapacità di interpretare, dalla loro pigrizia intellettuale.
E fu un bene: un film come "2001: Odissea nello Spazio" non poteva rivelare subito la sua grandezza, né tantomeno venire compreso da gente azzimata, impomatata e attenta solo, presumibilmente, a soppesare ogni scena traducendola in dollaroni...
Per la verità, anche grandi cinefili reagirono male alla prima visione dell'epic-drama di Stanley Kubrick: il caso più eclatante è rappresentato da Woody Allen il quale, parole sue, rimase "profondamente deluso" dall'impatto con 2001, salvo rivalutarlo successivamente e incoronarlo come "a really, really sensational movie!"
Qual è il mistero di 2001, quale la sua magia, la sua sorprendente capacità di ipnotizzarci ogni volta che lo rivediamo?
"Stanley e io non volevamo realizzare un film, volevamo regalare al pubblico un'esperienza", spiega Arthur C. Clarke, autore dell'omonimo romanzo e co-sceneggiatore di "2001: Odissea nello Spazio", "e l'obiettivo era quello di solleticare l'animo, l'interiorità delle persone, spingerle a confrontarsi con l'Universo e con ciò che ci potrebbe essere oltre, risvegliare il loro senso dell'Infinito. D'altra parte, chiunque non guardasse all'Universo con entusiasmo e inquietudine, e non contemplasse l'idea dell'esistenza di un mondo 'altro', dimostrerebbe di non avere alcuna anima..."
Il segreto di 2001 è proprio questo: stimola la nostra ambizione di Infinito, ci spinge a immaginare scenari possibili proiettandoci oltre lo spazio, oltre le stelle, apre una porta al sogno dell'immortalità e suggerisce l'idea di un cosmo multiforme, multicolore, straordinariamente aldilà, nelle sue più lontane dimensioni, di ogni fantasia umana.
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