lunedì 28 agosto 2006

Recensione COME IN UNO SPECCHIO

Recensione come in uno specchio




Regia di Ingmar Bergman con Harriet Andersson, Max von Sydow, Gunnar Björnstrand

Recensione a cura di Giordano Biagio

Questo film di Bergman uscito nel 1962 è uno dei più autobiografici del regista svedese. La pellicola rappresenta soprattutto un'originale chiave di lettura del senso religioso legato alla follia.
L'opera ha uno svolgimento delle parti visive e verbali ben equilibrato. Inoltre le idee letterarie nell'insieme sono efficaci e ricche di sottigliezze. Il film si avvale anche della musica di Bach che svolge una parte di rinforzo del significante filmico con notevoli risultati di rilievo estetico. Bergman riesce a mettere in luce con dovizia di particolari alcuni importanti nodi psicologici dei personaggi evidenziandone con bravura i relativi approdi di trasformazione esistenziale e comportamentale.

David è un romanziere svedese di successo. La figlia (Karin) è affetta da problemi di follia schizofrenica. Lo stato clinico della malattia è complesso. La donna vive lunghe crisi psicotiche, ravvivate da raffinate allucinazioni. Nei periodi di lucidità è dominata da forti pulsioni di odio. Di quest'ultimo il film preciserà il senso. Il padre dopo una prolungata e vile assenza coglie l'occasione delle vacanze estive per dialogare con Karin e il resto della famiglia. Le scene si svolgono in un'isola del mar Baltico. Nel film gli elementi culturali del pensiero si accoppiano in modo armonioso e brillante con la significazione della sceneggiatura dando forza al tema centrale della follia.
Questi elementi culturali sono costituiti da alcune questioni esistenziali e psicologiche molto presenti nel '62. Troviamo il tema dell'amore sublime che Bergman compara ad una raggiunta armonia familiare e a un contatto non privilegiato con l'essenza di Dio. Interessante anche il desiderio dell'incesto tra fratelli che il regista interpreta in questo caso lungo il versante della storicità problematica delle pulsioni. L'incesto nel film appare come una reazione trasgressiva e vendicativa all'assenza e all'irresponsabilità di un padre.

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