lunedì 7 agosto 2006

Recensione WITNESS - IL TESTIMONE

Recensione witness - il testimone




Regia di Peter Weir con Harrison Ford, Kelly McGillis, Lukas Haas, Josef Sommer, Jan Rubes, Alexander Godunov, Danny Glover, Brent Jennings, Patti LuPone, Angus MacInnes, Frederick Rolf, Viggo Mortensen

Recensione a cura di Giordano Biagio

"Witness-Il testimone" è il primo film hollywoodiano di Peter Weir, regista capace di percorrere i diversi generi perfezionandone, alla luce di una propria e originale idea di cinema, i codici. Un'opera questa che conferma l'impegno di Weir nella ricerca di nuovi orizzonti linguistici.
Indubbiamente con questo film Weir rafforza le sue credenziali di grande regista ricevendo, in eguale misura, consensi vasti: sia dal mondo cristiano che da quello laico.
Oltre alle buone capacità tecniche e di scrittura che danno al montaggio un andamento privo di tempi morti e smagliature, l'autore australiano si concede allo spettatore con uno spirito visionario, forte e comunicativo, correlato da pulsioni poetiche irrefrenabili, che si combinano felicemente con le bellezze della natura.
Quella del regista australiano è una ricerca filmica poetica-visiva e musicale incessante, con al centro la tecnica: utilizzando come risorsa immaginifica per il film i vari percorsi onirici ed esistenziali delle proprie fantasie artistiche.

Da notare nel film la presenza di alcuni tratti stilistici della pittura fiamminga del '700. In particolare è apprezzabile l'applicazione di importanti tecniche e caratteristiche di luce, in quelle scene del film composte da diversi volti inquadrati durante un rituale. Ad esempio, nella scena iniziale del culto funebre, svoltasi in una abitazione Amish, la luce solare entra da sinistra, come nei quadri fiamminghi, illuminando solo la metà dei volti dei presenti, l'altra metà rimane oscura. L'effetto visivo di ritratto artistico è unico.
Tra le altre doti di questo importante regista occorre sottolineare la sua capacità di sintesi linguistica, per cui ad esempio ciò che funziona nella sintassi visiva del film come nodo comunicativo principale è il risultato di un dispendioso lavoro di selezione dell'elemento-immagine, quello che più di ogni altro porta alla precisione dell'espressione, di volta in volta esso può essere simbolico, metaforico, o metonimico. Un lavoro la cui importanza non va mai sottovalutata perché quando giunge a dei buoni risultati dà scorrevolezza e chiarezza al racconto.

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