martedì 22 agosto 2006

Recensione L'ODORE DEL SANGUE

Recensione l'odore del sangue




Regia di Mario Martone con Fanny Ardant, Michele Placido, Giovanna Giuliani

Recensione a cura di Giordano Biagio

Nel titolo del film, tratto dal romanzo di Goffredo Parise (ed. Rizzoli) è racchiusa una delle chiavi interpretative più importanti del racconto. "L'odore del sangue" è un film che non giudica i problemi che pone, ma cerca di esporli senza falsi pudori, per quello che sono. Si limita a mettere in rilievo alcuni enigmi che scaturiscono dalle passioni umane quando giungono al sesso. Quesiti credibili e ben delineati atti a suscitare interrogativi fertili intorno ad alcune pieghe tragiche della passione erotica.
Lasciandosi attraversare dai messaggi visivi di Martone, le scene vengono percepite in un modo particolare. E' come se si avvertisse il senso olfattivo-immaginifico dell'odore del sangue. Il regista fa regredire psichicamente e storicamente lo spettatore verso un lontano passato, lungo la soglia della civiltà moderna. Precisamente all'epoca levitica (1552 a.c.) così ben delineata nei suoi aspetti culturali dai testi delle sacre scritture. Gran parte della significazione del film si perde e si rintraccia paradossalmente in un inconscio collettivo le cui tracce rimandano alle parole delle sacre scritture. Testi antichi da cui si può intuire o dedurre qualcosa di decisivo intorno alle leggi imposte sulle pulsioni umane.
Il regista fa entrare in gioco quelle passioni antiche che tendono a ritornare oggi come sessualità violenta: erotismo legato agli istinti di vita più voluttuosi e cinici.

L'erotismo proposto da Martone si svolge con una comunicazione visiva e verbale di alto livello artistico tanto da compensare ampiamente il disagio che lo spettatore prova per certe inquadrature cruente.
Le scene si materializzano velocemente di un significato polisemico e tragico, suscitando riflessioni profonde. Ne sono un esempio i pensieri cui si è indotti a seguito dell'articolazione visiva delle pulsioni erotiche orali. Pulsioni esplicitamente e ripetutamente evidenziate dallo schermo quasi a sottolineare un nodo di significazione nella bocca. Esse ci fanno entrare nelle strutture semantiche più cannibalistiche della Bibbia. Strutture complesse ancora presenti in forme diverse nella vita della nostra epoca. Pulsioni che la nostra civiltà, avente come fine la soddisfazione nel sociale e nell'arte, non riesce a razionalizzare e a sciogliere.
Il divieto di cannibalismo e la norma precisa di non nutrirsi di sangue, già all'epoca delle sacre scritture costituivano un asse etico essenziale influenzato dalle leggi levitiche di Mosè. Un nodo culturale che portava in grembo le premesse per la nascita del civile nell'occidente.

[...]

Leggi la recensione completa del film L'ODORE DEL SANGUE su filmscoop.it

Nessun commento: