Recensione salvate il soldato ryan
Recensione a cura di Giordano Biagio
"Salvate il soldato Ryan" è un film di guerra sul massacro e l'orrore dello sbarco in Normandia. Dominanti sono le scene dello sbarco che durano 21 minuti. Esse vengono minuziosamente particolareggiate grazie alle tecniche di ripresa e costruzione sonora della macchina Spielberg. Uno spettacolo nel complesso riuscito. La pellicola nei suoi contenuti ha però lasciato un po' perplessa la critica cinematografica colta Americana ed Europea anche se è stato pluripremiato dall'industria commerciale degli Oscar. Il film è stato giudicato dalla critica colta: filoamericano e privo di spessore storico.
La trama si richiama vagamente ai valori del patriottismo e della famiglia americana al tempo dello sbarco in Normandia. Un'america vista da Spielberg come rimedio decisivo al prolungarsi della barbarie nazista. Nel film, durante lo sbarco, i soldati americani dimostrano un eroismo che sfiora l'inverosimile. Il regista però non approfondisce nessun argomento di carattere etico o politico. La collaudata macchina cinematografica dell'industria Spielberg costruisce un bellissimo film in stile fumettistico con dialoghi poco impegnativi e formule sceniche originali ma fini a stesse: ne è un esempio lo spettacolo visivo e sonoro dei combattimenti, talmente ricco di particolari da imporsi come linguaggio estetico a sé stante.
Il tutto va a vantaggio di un mercato cinematografico bisognoso di evasioni sadiche e purificazioni catartiche da misteriosi sensi di colpa. Quest'ultimi attraverso il film sono dapprima messi in tensione e poi appagati grazie a un finale un po' particolare dove il protagonista, il capitano Miller, trova la morte in un combattimento decisivo. Miller non muore a dispetto di ogni lieto fine commerciale ma per rendere psicoanaliticamente coerente il proprio delirio finale. Delirio in cui è inscritto il suicidio.
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