martedì 3 aprile 2007

Recensione LA MASSERIA DELLE ALLODOLE

Recensione la masseria delle allodole




Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani con Paz Vega, Ángela Molina, Alessandro Preziosi, Mohammed Bakri, Tchéky Karyo, Mariano Rigillo, Hristo Shopov, Christo Jivkov, Yvonne Sciò, Linda Batista

Recensione a cura di amterme63

Quanti scheletri che ha l'Umanità nell'armadio! I fratelli Taviani, fedeli alla loro missione cinematografica di denuncia dei soprusi verso i più deboli hanno il coraggio di rappresentare uno dei massacri meno conosciuti del XX secolo: quello perpetrato da parte di militari turchi nei confronti della minoranza etnica armena nel 1915. In quell'anno l'opinione pubblica europea era eccitata dalla battaglia che si stava svolgendo nelle trincee della Prima Guerra Mondiale ed esasperata com'era dai nazionalismi e dalla violenza, non dette peso a voci e denunce di massacri e deportazioni - vere e proprie "pulizie etniche" - che stavano avvenendo nella parte asiatica della Turchia. Questo fece sì che di questi orribili fatti si conservassero poche tracce e testimonianze, tanto da poter essere passati sotto silenzio da parte della Turchia. Anche adesso è difficile arrivare ad una verità storica. Si parla realisticamente di un milione e mezzo di morti fra uomini, donne e bambini mentre in Turchia tuttora ci si rifiuta di ammettere che ci sia stato un vero e proprio eccidio e si perseguita legalmente (con pene fino a tre anni) chi osa affermarlo.

Verità storica o non verità storica, il film non viene meno alla sua funzione di sensibilizzare le coscienze moderne su di un pericolo sempre attuale: il pregiudizio etnico e la bestialità umana. I fratelli Taviani hanno fatto in modo di caratterizzare i personaggi quel poco che basta per farli individuare per armeni o turchi; anzi spesso si fa fatica a capire la differenza. Sembra, tra l'altro, di vedere persone "moderne", più che uomini e donne di un secolo fa.
L'intenzione di rendere la storia applicabile al presente è chiara. Loro stessi hanno dichiarato che "girando una storia accaduta nel 1915, avevamo la sensazione di fare il film più contemporaneo che si potesse fare in questi tempi". Del resto guardando il film come si fa a non pensare alla Shoah, a Srebrenica, al Darfour, al Ruanda?

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